Economia
Pasta sempre più cara: +32% dal 2021. Ma la crisi del grano c'entra poco
L'indagine di Altroconsumo quantifica il trend ascendente dei prezzi
Il risparmio si mantiene costante acquistando le cosiddette Private Label, ovvero i prodotti a marchio del supermercato, per i quali si spende il 25% in meno rispetto ad altri marchi. Solo nelle catene discount, i prezzi della pasta continuano ad essere competitivi: il risparmio medio nel primo semestre del 2023 è stato del 38% (percentuale relativa all’acquisto di prodotti a marchio del distributore).
Caro prezzi, la filiera della pasta e il costo del grano
È opinione diffusa che l’aumento del prezzo della pasta sia direttamente proporzionale a quello del grano, che effettivamente negli ultimi anni è cresciuto in modo significativo. In realtà però il prodotto è salito con tempi diversi rispetto alla materia prima.
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Come ha calcolato Altronconsumo infatti, il 2021 è stato l’anno della forte crescita delle quotazioni del grano, per vari motivi: il cattivo raccolto del Canada per via del cambiamento climatico – primo produttore al mondo di frumento duro – oltre all’impatto della pandemia e del conflitto in Ucraina.
In particolare, per il grano nazionale si è passati da 264 euro alla tonnellata del gennaio 2021 a 474 euro alla tonnellata di dicembre con un aumento dell’80%. Per il frumento duro di origine estera l’aumento è stato del 100% (da 301 euro a tonnellata a 593 euro a tonnellata): nel 2022 le quotazioni si sono mantenute stabili (per il grano italiano) o hanno cominciato a ridursi (per il grano estero). Nel 2023 per entrambe le origini si sono viste sensibili riduzioni.