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Economia
Pensioni, chi assiste famigliari con disabilità grave in pensione prima

PENSIONI, LE ULTIME NOVITA': IN PENSIONE A 63 ANNI CHI ASSISTE FAMIGLIARI DISABILI

I lavoratori e le lavoratrici che assistono in casa familiari di primo grado con disabilità grave potranno avere la possibilità di un’uscita anticipata dal lavoro, potendo contare sulla pensione a partire dai 63 anni di età, senza dover attendere i 67 attualmente necessari per ottenere la pensione di vecchiaia. Tale possibilità sarà garantita a costo zero e finanziata dallo Stato. I dettagli devono ancora venire, ma l’accordo siglato nei giorni scorsi fra governo e sindacati inserisce anche quella fattispecie fra quelle previste per accedere in modo anticipato alla pensione.

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Il verbale sottoscritto dopo l’incontro riguarda la riforma delle pensioni e mette nero su bianco la possibilità di forme di anticipo pensionistico, il cosiddetto APE. Il confronto finora si è svolto a livello di definizione generale dei criteri, e ci vorrà dunque ancora tempo per entrare nei dettagli. Quel che è certo è che viene ipotizzata la possibilità, per alcune categorie di lavoratori, di accedere in modo anticipato alla pensione, a partire cioè dai 63 anni di età, usufruendo in pratica di uno scivolo di uscita dal lavoro prima dei 67 anni, quelli che attualmente sono necessari per la pensione di vecchiaia.

IN PENSIONE A 63 ANNI

I lavoratori interessati saranno solo quelli che, compiuti i 63 anni di età, matureranno entro 3 anni e 7 mesi il diritto ad una pensione di vecchiaia non inferiore ad un certo importo (ancora da definire): l’accesso all’Ape sarà su base volontaria e avrà un determinato costo che normalmente sarà a carico del lavoratore stesso (ad esempio integrando il costo della sua uscita anticipata con una rata mensile che verrà sottratta alla pensione per gli anni seguenti). In caso però di lavoratore appartenente a categorie definite svantaggiate, tale costo sarà sopportato dallo Stato, e dunque per il lavoratore sarà pari a zero: almeno entro un certo limite. L’intero sistema sarà sperimentato per due anni.
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Secondo quanto affermato nel verbale fra governo e sindacati, i lavoratori in condizioni di maggior bisogno per i quali ci sarà un’agevolazione statale saranno identificati sulla base di requisiti quali (a) lo stato di disoccupazione (e assenza di reddito), (b) la gravosità del lavoro pesante o rischioso) per la quale la permanenza al lavoro in età più elevata aumenta il rischio di infortunio o di malattia professionale, (c) le condizioni di salute, (d) i carichi di lavoro di cura legato alla presenza di parenti di primo grado conviventi con disabilità grave. Di favorire in qualche modo i lavoratori e le lavoratrici che assistono familiari con grave disabilità si discute ormai da numerosi anni. Dopo un forte pressing parlamentare, nel 2010 fu anche approvata in prima lettura alla Camera una legge che riconosceva Il diritto all’erogazione anticipata del trattamento pensionistico a chi assisteva un familiare con disabilità grave, provvedimento che poi non riuscì ad arrivare ad approvazione finale in Senato. L’argomento ciclicamente ritorna nelle cronache parlamentari sotto forma di proposte di legge o di ordini del giorno, come quello approvato l’anno scorso in Senato per garantire uno sconto sull’età pensionabile a chi assiste un figlio disabile al 100% e raggiunge i 30 anni di contributi.

PENSIONI, LA NORMATIVA ATTUALE

La normativa attuale è particolarmente severa per questa tipologia di lavoratori e lavoratrici che, oltre alla propria attività lavorativa, svolgono in contemporanea un ruolo di caregiver, con l'assistenza ai propri familiari con disabilità grave. L'ordinamento al momento riconosce loro (a domanda) solo i contributi figurativi durante i giorni di assenza dal lavoro fruiti ai sensi della legge 104/1992, ma niente di più. Finora il principale blocco è stato di carattere economico, anche se i fautori del prepensionamento insistono nell’affermare che esso produca per lo Stato non solo costi ma anche vantaggi economici, come il risparmio di sostituzioni e supplenze nel caso dei dipendenti pubblici che si assentano dal proprio posto di lavoro per assistere il familiare.

Secondo stime recenti, circa 5 mila lavoratori che avevano la cura di parenti con disabilità negli ultimi anni sono stati interessati da provvedimenti di pensionamento (in particolare con la quarta e la sesta salvaguardia), ma il bisogno è certamente avvertito da un gran numero di famiglie, in particolare quando l’età avanza e si fanno più pesanti la fatica e il logoramento. Sono peraltro numerose le esperienze di lavoratori e lavoratrici che, impegnati nel lavoro di cura, hanno dovuto rinunciare al loro posto di lavoro ben prima di giungere in prossimità della pensione.

Fonte: Redattore Sociale

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