Pensioni, ecco tutta la verità. O tagli drastici o resta la Fornero
Pensioni, riforma del governo. Ecco cosa cambia. Tutta la verità
E se alla fine la montagna partorisse il topolino? Il presidente del Consiglio ha annunciato in pompa magna che finalmente nella Legge di Stabilità ci sarà la tanto attesa revisione della Legge Fornero, ovvero un intervento sulle pensioni mediante la flessibilità in uscita. Peccato che interpellati da Affaritaliani.it diversi esponenti di governo si limitino a dire "non si sa ancora nulla nel dettaglio, vedremo".
In realtà in Europa, sia lato Commissione sia lato Bce, le parole del premier hanno fatto scattare un campanello d'allarme. "Tornare indietro sulla Fornero rischia di aprire una nuova falla nei conti pubblici italiani", afferma un deputato dem. E infatti il governo è impegnato a trattare con Bruxelles per una maggiore flessibilità che serve a non far scattare le clausole di salvaguardia (aumento dell'Iva) dal primo gennaio 2017, contenute nella precedente Stabilità. Inserire altre clausole di salvaguardia per coprire l'intervento sulle pensioni rischia quindi di esacerbare lo scontro con l'Ue.
Non solo. C'è il problema della spending review che, a parte gli enti locali (Regioni in testa), non sta dando i risultati sperati. In tutto questo contesto va aggiunto il debito pubblico che anziché diminuire, come aveva promesso l'esecutivo, sta salendo (e infatti dalla Bce è arrivato un warning confermando quanto scritto da Affaritaliani.it) con il Prodotto Interno Lordo continuamente rivisto al ribasso. Il contesto, quindi, non è certo positivo. "Se qualcuno del governo entra nel dettaglio sulla flessibilità in uscita l'Europa ci ammazza", si lascia scappare un deputato della maggioranza. Ed ecco quindi spiegate le affermazioni generiche - uscita anticipata dal lavoro con una penalizzazione - ma nulla sui tempi, i modi e soprattutto i costi. Il punto chiave è proprio come finanziare l'intervento per modificare la Fornero.
E tra i parlamentari della maggioranza e dell'opposizione in molti si spingono a prevedere un "intervento a costo zero", cioè senza ulteriori oneri per lo Stato. Anche perché i conti dell'Inps non sono certo dei migliori e aprire un nuovo fronte di spesa rischierebbe di essere molto pericoloso. Va da sé che se davvero il provvedimento contenuto nella Stabilità fosse "a costo zero", per i nati dal 1951 al 1953 che si ipotizza possano essere interessati dalla riforma le penalizzazioni sarebbero decisamente elevate. In sostanza, andare in pensione prima potrebbero portare a una decurtazione che si aggira tra l'8 e il 25% rispetto all'assegno previdenziale che in teoria si sarebbe percepito andando in pensione a scadenza naturale.
Qualcuno in Parlamento, anche nella maggioranza, parla di "mossa elettorale di Renzi" e si spinge perfino a ipotizzare che "alla fine non se ne farà nulla", proprio perché un intervento con quel tipo di penalizzazioni, quindi "a costo zero", farebbe infuriare molti lavoratori. Anche sull'eliminazione del bollo auto, come ha precisato lo stesso premier, la copertura sarebbe quella dell'aumento delle accise sulla benzina.
Quindi, di fatto, ancora una volta "a costo zero". Forse la verità politica dietro tutto ciò è che i sondaggi sulle Amministrative del 5 giugno e soprattutto sul referendum istituzionale di ottobre non sono positivi per il Pd e quindi Renzi sta cercando un'operazione di immagine e di annuncia. Ma, osservando i conti e il rapporto con l'Europa, nei fatti gli interventi rischiano di non esserci del tutto o di risultare fortemente penalizzanti per gli italiani.