Economia
Pensioni, stop alle uscite anticipate e tagli in arrivo per molti. Il governo: "Non ci sono soldi"
Proposte come l'istituzione di un pensionamento con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età, sono destinate a essere scartate
Pensioni, le uscite anticipate costano troppo. Tagli in arrivo per molti
Il Documento di Economia e Finanza recentemente approvato dal governo ha segnato un chiaro stop alle nuove forme di pensionamento anticipato per il 2025, principalmente a causa dei crescenti costi che gravano sullo Stato. La spesa pubblica per le pensioni, già elevata, è destinata a crescere notevolmente nei prossimi anni, passando da 337,4 miliardi quest'anno a 368 miliardi nel 2027.
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, proposte come l'istituzione di un pensionamento con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età, sono destinate a essere scartate. A influenzare questa decisione non sono solo i costi citati, ma anche diversi aspetti strutturali del sistema pensionistico stesso.
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In primo luogo, l'andamento demografico del Paese gioca un ruolo significativo: il numero di anziani e di pensionati è in aumento, mentre si registra una diminuzione della popolazione in età lavorativa. Questo significa che ci sono sempre meno lavoratori disponibili a sostenere il sistema pensionistico attraverso il pagamento dei contributi.
In secondo luogo, l'aumento dell'inflazione rappresenta un'altra sfida. Dopo un lungo periodo di assenza, l'inflazione è tornata, e ciò ha comportato un aumento della spesa pensionistica nonostante i precedenti interventi del governo per limitare le rivalutazioni.
Il terzo aspetto cruciale riguarda le uscite anticipate dal lavoro rispetto all'età pensionabile prevista dalla riforma Fornero. Sebbene l'introduzione della Quota 100 abbia consentito a molti di andare in pensione prima dei 67 anni, ciò ha comportato un significativo aumento dei costi per lo Stato, quasi raddoppiati rispetto al periodo precedente.
Il Def evidenzia che la Commissione europea prenderà in considerazione l'andamento della spesa primaria netta per valutare i conti pubblici, e questo parametro sarà determinante per eventuali procedure di infrazione. Le pensioni rappresentano la voce più consistente tra le spese correnti e sono quindi al centro dell'attenzione.
Il governo, secondo Il Messaggero, potrebbe adottare ulteriori misure di contenimento della spesa pensionistica nella prossima Manovra, come già avvenuto nel 2023 con una serie di tagli a diverse categorie di lavoratori. È probabile che si continuerà sulla strada dell'adeguamento automatico dell'età pensionabile all'aspettativa di vita e dei tagli alle rivalutazioni per le pensioni più alte.