Politica

Pensioni, mazzata in arrivo. Ecco chi ci perde (tanti) e quanti soldi

Di Alberto Maggi

Pensioni, il Def 'in banco' nasconde la mazzata sulle pensioni. Sforbiciata alle rivalutazioni

Pensioni, pessime notizie. Ma il governo e il Centrodestra non lo diranno mai prima delle elezioni europee. Dopo però...


Il Def in bianco varato dal Consiglio dei ministri lascia molti dubbi soprattutto in vista della prossima Legge di Bilancio per il 2025 che si comincerà a discutere già nelle prossime settimane. Ufficialmente il governo ha affermato che mancano i dettagli della manovra in quanto l'intenzione è quella di trattare con la nuova Commissione europea in base alla riforma del Patto di Stabilità.

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Dietro le quinte, nella stessa maggioranza, si fa strada l'ipotesi che l'esecutivo preferisca rimandare la mazzata inevitabile - visto il peso enorme del Superbonus sui conti pubblici - a dopo le elezioni europee per paura di perdere consensi. E su questo punto tutti i partiti della maggioranza, Fratelli d'Italia, sono d'accordo. Ma dove andrà a fare cassa il governo con la prossima manovra per confermare, come promesso, il taglio del cuneo fiscale fino a 35mila euro di reddito?

La strada più semplice ma molto dolorosa sarà quella di intervenire nuovamente sulle pensioni e sull'indicizzazione all'inflazione e al costo della vita. Dal 1° gennaio 2024 sono cambiate le regole sulla rivalutazione pensioni grazie al nuovo sistema di calcolo a sei fasce, rivisto con la Legge di Bilancio 2024. La rivalutazione dovuta all’inflazione scatta sugli assegni fino a 4 volte il minimo, ossia fino a 2.271,76 euro. Per gli importi superiori si fa riferimento a altre 5 fasce, con un tasso di rivalutazione più basso che va dall’85 al 22%, man mano che l’assegno aumenta. In sostanza, chi ha una pensione fino a 2.271,76 euro continuerà ad ottenere un beneficio pieno in termini di aumento, mentre per chi ha una pensione superiore a 10 volte il minimo, ovvero oltre a 5.679,41 euro, l’aumento sarà inferiore.

Le prime ipotesi di lavoro per il 2025 - anche se di ufficiale non c'è ancora nulla - sono quelle di una rivalutazione piena delle pensioni solo fino a 3 volte il minimo ovvero 1.703,82 euro. Sopra questa cifra, sempre a fasce, la rivalutazione legata al costo della vita sarà sempre più bassa. Non solo, per il 2024 l'indicizzazione piena era al 5,4% (dato comunque inferiore rispetto all'inflazione reale) per il prossimo anno, anche grazie al calo dell'inflazione che, si spera, porti a un taglio dei tassi di interesse da parte della Bce, sarà al massimo del 2%. In sostanza un aumento esiguo delle pensioni da gennaio 2025 e per una platea inferiore di persone.

La proposta di portare le pensioni minime a 1.000 per tutti, storica battaglia di Silvio Berlusconi, resta solo un miraggio lontanissimo. Tagli potrebbero anche esserci sulle pensioni di invalidità e sull'assegno unico, abbassando il livello di Isee per avere l'importo pieno per ogni figlio. E anche per la riforma delle pensioni, quasi certamente, verrà confermata Quota 103 con penalizzazioni (forti), sempre che addirittura non si arrivi a Quota 104 (altro che abolire l'"odiata" Legge Fornero). Il tutto per risparmiare da parte del governo circa 6-7 miliardi di euro utili per confermare il taglio del cuneo fiscale fino a 35mila euro di reddito. Ma a pagare - nessuno del Centrodestra lo dirà prima dell'8-9 giugno - saranno soprattutto i pensionati.