Economia
Pil giù del 12,8% nel 2° trimestre. Il Covid brucia 116 mld di consumi
L'Istat rivede al ribasso la stima preliminare: -17,7% rispetto al 2019
Una caduta più pesante di 0,4 punti percentuali, di oltre cioè 7,1 miliardi. L'Istat ha rivisto al ribasso la stima preliminare della variazione congiunturale del Prodotto interno lordo italiano diffusa lo scorso 31 luglio che erano pari, rispettivamente, al -12,4% congiunturale e al -17,3% tendenziale. Così secondo l'istituto guidato da Gian Carlo Blangiardo, nel secondo trimestre del 2020 il Pil, è diminuito del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% nei confronti del secondo trimestre del 2019.
Il secondo trimestre, afferma l'Istat, ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,7%. "A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte. Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni", ha spiegato l'Istat.
Per quanto riguarda i consumi, l'Ufficio Studi di Confcommercio ha stimato un crollo del 10,9% (pari a una perdita di 116 miliardi, 1.900 euro pro capite). Un calo medio che vede il Nord più penalizzato (-11,7%), con quasi il 60% del calo complessivo concentrato nelle sue 8 regioni e con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto (oltre 22,6 miliardi di consumi).
Nel Mezzogiorno, invece, la riduzione della spesa sul territorio è più contenuta (-8,5%) a causa della minor presenza di turisti stranieri e di una minore caduta dei redditi. Per la Confcommercio il quadro complessivo appare sconfortante e in tutti i territori, per differenti ragioni, dovrebbero trascorrere almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019. Rimangono, pertanto, fondamentali riforme strutturali, da finanziare in parte con i fondi europei, per tornare a crescere a ritmi piu' coerenti con le legittime aspettative di famiglie e imprese.
"Crollo drammatico. Il peggioramento delle stime dell'Istat rispetto a quelle diffuse il 31 luglio rende ancora più difficile l'obiettivo del ministro Gualtieri di contenere a -8% l'impatto dello shock della pandemia sul Pil di quest'anno", è stato invece il commento di Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, sui dati appena diffusi dall'Istat.
"Il calo dell'8,7% dei consumi finali nazionali e, soprattutto, la caduta dell'11,3% della spesa delle famiglie residenti assume risvolti catastrofici per la nostra economia. Inutile dire che, dato che i consumi delle famiglie rappresentano il 60% del Pil, la chiave di volta per risollevare il Paese è ridare capacità di spesa a chi ha avuto una caduta del proprio reddito disponibile", ha concluso Dona.