Economia
Pil, Realfonzo: "Errori nel valutare il terzo trimestre. Nadef da rifare"
Il forte rimbalzo del 16,1% del terzo trimestre? L'analisi dell'economista Riccardo Realfonzo dell'Università e direttore di economiaepolitica.it
"Quanti errori e banalità nel valutare i dati Istat sul terzo trimestre. Le previsioni Nadef restano poco credibili. La caduta del Pil sarà a due cifre (certo non meglio delle previsioni Ocse e Fmi, intorno al -10,5%) e il debito sarà oltre il 160% del Pil a fine anno". L'economista Riccardo Realfonzo dell'Università del Sannio e direttore di economiaepolitica.it analizza con Affaritaliani la forte crescita da luglio a settembre del Pil del nostro Paese. E poi conclude: "Nadef da correggere e nel 2022 si porrà il problema della sostenibilità del nostro debito pubblico". Ecco perché.
L'INTERVISTA
L'economista Riccardo Realfonzo
Formidabile rimbalzo dell’economia nel terzo trimestre: +16,1%, maggiore delle attese del Governo e del consensus degli economisti. Dopo il lockdown, l'economia italiana ha già recuperato tre quarti della caduta del primo semestre, come mai? Da luglio a settembre, abbiamo addirittura doppiato la crescita della Germania, la prima economia dell'Eurozona...
"Bisogna fare attenzione a come si interpretano questi dati, perché il +16,1% è certamente un numero positivo e ci parla di un Paese che, dopo il lockdown, ha sicuramente fatto di tutto per rimettersi in moto, ma c'è da tenere in considerazione un fattore".
Quale?
"L'aumento del 16,1% è da considerarsi rispetto al trimestre precedente, il secondo, quando il Pil aveva registrato un drammatico calo (12,4% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% in termini tendenziali, ndr), molto più grave di quello che si era verificato negli altri Paesi europei, in quanto l'Italia è stata oggetto di un lockdown totale".
E quindi?
"Questo incremento del terzo trimestre è da commisurare al particolare risultato negativo dei tre mesi recedenti. E' vero che si tratta di una ripresa significativa, ma il dato statistico tradisce: il confronto viene fatto con un trimestre, in cui si è verificato un tonfo notevole. Il paragone più corretto invece è quello fra il terzo trimestre di quest'anno e quello del 2019, confronto che registra ancora un calo del livello di produzione (-4,7%, ndr). Un dato negativo che ci fa capire che i risultati peggiori del 2020 sono da attribuire al secondo trimestre. Vedremo come andrà il quarto. Nella Nota di aggiornamento al Def (Nadef) il Governo ha previsto una caduta del Pil nel 2020 del 9%, un dato considerato molto ottimistico alla luce delle previsioni degli altri centri studi internazionali. Se prendiamo le stime dell'Ocse, del Fmi e della Commissione europea abbiamo per l'Italia un calo di circa il 10,5%. Ora, questo risultato del terzo trimestre ci fa sperare che non si andrà peggio del 10,5%".
Perché?
"Dopo la ripresa dei contagi e il verificarsi della seconda ondata di Covid che ha costretto il Governo a intervenire nuovamente con chiusure selettive, in molti hanno ritenuto che anche le previsioni dei principali centri studi internazionali fossero troppo ottimistiche. Alla luce del dato odierno dell'Istat, possiamo dire che non lo sono. Siamo cresciuti il doppio della Germania? E' solo un effetto statistico a cui si aggiungono delle specificità dell'economia italiana, come la ripresa nei mesi estivi del settore del turismo che ha trainato il Pil".
Intervenendo alla Giornata mondiale del risparmio organizzata dall’Acri, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha spiegato che intende confermare per il 2020 il -9% di Pil previsto nella Nadef "anche nell'eventualità che nel quarto trimestre si verifichi una flessione dell'attività economica dovuta alle misure restrittive annunciate domenica scorsa dal Governo e all'impatto sui consumi dalla diffusione della pandemia". Condivide l’impostazione del numero uno del Tesoro?
"No, perché credo ben difficilmente nel 2020 si potrà ottenere una riduzione del Pil solo nell'ordine del 9%. Benchè il risultato del terzo trimestre faccia capire qual è la capacità di ripresa e la resilienza del nostro Paese, è molto difficle che in questo contesto si riesca a centrare il target di una caduta dell'economia di solo il 9%. Anche perché nel momento in cui i nostri principali partner commerciali, come la Germania e la Francia, registrano forti difficoltà, le nostre esportazioni subiranno gli effetti negativi del deterioramento futuro della congiuntura. Aggiungerei anche altro".
Prego...
"Nelle loro previsioni, le stesse organizzazioni internazionali e la Banca d'Italia avevano elaborato anche dei wort case scenario (scenari peggiori, ndr) legati alla ripresa del Covid-19: -14% nel 2020 secondo l'Ocse, -13,5% secondo Via Nazionale e la stessa Nadef prevede che, in caso di una recrudescenza della pandemia, la previsione del calo del Pil potrebbe attestarsi attorno al 10,5%. Le dichiarazioni del ministro Gualtieri mi sembrano incoraggianti, però per noi tecnici sembrano soltanto un voler gettare il cuore al di là dell'ostacolo".
Non dobbiamo, quindi, tanto illuderci...
"No e temo anche per la dinamica del debito pubblico".
Perché?
"In questa situazione, nel 2020 è chiaro che sfonderemo la soglia del 160% nel rapporto debito-Pil, una situazione ad oggi gestibile, perché da un lato abbiamo accantonato il Patto di Stabilità europeo e dall'altro lato possiamo soprattutto giovarci degli effetti delle politiche monetarie espansive della Bce. L'istituto di Francoforte sta acquistando sul mercato secondario volumi straordinari dei nostri Btp. Secondo gli ultimi dati del 23 ottobre, dallo scoppio della pandemia, l'Eurotower ha acquistato già 616 miliardi di euro di titoli del debito pubblico degli Stati dell'eurozona, di cui circa il 20% italiani. Una percentuale molto al di sopra della regola della regola della capital key, che è intorno al 15%. Acquisti che tengono molto bassi gli interessi sul debito che l'Italia è costretta a pagare e che permette di trovare un mercato sempre pronto e disponibile ad assorbire i nostri titoli. In futuro, però, dovremo fare i conti con questa situazione".
Sforando il 160%, andiamo oltre l'obiettivo del debito/Pil previsto nella Nadef, nota che per il 2021 prevede già una riduzione di circa tre punti, dal 158% al 155%, del rapporto. Anche questo andamento dei saldi di finanza pubblica può considerarsi saltato?
"Sì, anche lo scenario previsto per il 2021 nella Nadef mi sembra molto ottimistico. Il prossimo anno potremmo assistere a una stabilizzazione del debito grazie al rimbalzo del Pil, dopo un 2020 negativo oltre al 10%, per lo stesso effetto statistico a cui abbiamo assistito ora. Ma temo che poi nel 2022 il rapporto debito-Pil tornerà a crescere soprattutto se in Europa ci sarà un profilo meno espansivo della politica monetaria e se ci sarà una reintroduzione del Patto di Stabilità, anche in una forma light. Il rapporto tornerà a crescere e si porrà il problema della sostenibilità del nostro debito pubblico".
Sulla crescita, nello scenario peggiore, la stessa Nadef prevede un incremento del Pil che, da un forte rimbalzo del 6%, scende a un mini-aumento del +1,5%. Con quello che sta succedendo sul fronte dei contagi, ci avviciniamo quindi a questo quadro?
"Sì, è più corretto ragionare su questo secondo scenario".
Che vuol, dire in sostanza che la Nadef è da riscrivere...
"Sì, è contrassegnata da evidenti elementi di debolezza. Non è veritiera, è da correggere".
@andreadeugeni