Economia

Previsto un rallentamento del gioiellino Tim Brasil. Grande attesa per le trimestrali dopo l'inchiesta per corruzione

di Maddalena Camera

Entro il 13 novembre, con la pubblicazione dei risultati del terzo trimestre, Labriola dovrà venire a capo dell'inchiesta per corruzione che coinvolge De Rose e Graziano

Tim gli analisti vedono un rallentamento del Brasile nel terzo trimestre

C'è il nome di Simone De Rose, dirigente di Tim, nell'inchiesta della Procura di Roma per l'ipotesi di corruzione tra privati che vede indagato anche Emilio Graziano, procuratore di Ntt Data Italia, società che opera nella cybersecurity. De Rose, in Tim da 30 anni, è responsabile dal 2019 nell'ambito della funzione Procurement per gli acquisti It e Ict Business. L'inchiesta è collegata di quella, avviata da alcuni pm capitolini tra cui Paolo Ielo, per corruzione e turbativa d'asta che ha portato all'arresto di Paolino Iorio, ex direttore generale di Sogei, braccio informatico del Tesoro, e dell'imprenditore Massimo Rossi.  De Rose era nel mirino della sua azienda da una settimana: un audit interno del gruppo Tim, secondo l'Adnkronos, è stato infatti attivato già lo scorso 18 ottobre appena sono circolate le prime indiscrezioni sull'inchiesta per presunta corruzione.

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Dopo la perquisizione della Guardia Di finanza nell'abitazione di De Rose e in ufficio è arrivato l'ennesimo scivolone di Tim in Borsa (-2,4%).  Il fatto è grave perché arriva a sole 2 settimane dai risultati del terzo trimestre che saranno resi noti al mercato il 13 novembre con conference call il 14. Per quella data l'ad Labriola dovrà venire a capo di questo ennesimo inciampo. Secondo gli analisti i risultati degli ultimi tre mesi dovrebbero essere positivi con ricavi totali  a 3,56 miliardi di euro (+3%).

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Ci sarebbe una tendenza alla crescita del  mercato domestico, grazie alla telefonia fissa, ma un rallentamento del Brasile che nei primi sei mesi aveva messo a segno un +7%.  Secondo l'Osservatorio delle tlc di Agcom Tim si conferma il maggior operatore per la banda ultralarga con il 36,8% degli accessi seguito da Vodafone (16,1%), WindTre e Fastweb con, rispettivamente, il 14,3% e il 13,3%. E dunque, dopo la fusione, Vodafone e Fastweb, potranno contare su quasi il 30% degli accessi tallonando direttamente Tim.  Quanto al punto dolente del debito rimasto nella nuova Tim senza rete,  secondo gli analisti  dovrebbe scendere appena sotto gli 8 miliardi di euro da 8,1 miliardi del giugno scorso.