L’istituto di credito, tramite il suo advisor Imi, divisione corporate&investment banking del campione nazionale bancario, aveva avallato la vendita e ora si ritroverebbe con un closing “nullo e invalido”? E quale player straniero si affiderebbe di nuovo ai servizi della banca guidata da Carlo Messina se dovesse vincere Cairo?
Dunque, a Intesa converrebbe quasi che il lodo veda soccombere l’imprenditore pupillo di Berlusconi. Cairo intanto aspetta, sapendo che se dovesse perdere – e la possibilità c’è, perché altrimenti si metterebbe a rischio un’infinità di contratti già siglati trincerandosi dietro il principio dello stress finanziario – si ritroverebbe a dover racimolare come minimo 300 milioni quando negli ultimi tre anni ha realizzato in media 61 milioni di profitti all'anno.
Che cosa potrebbe fare a quel punto? Un aumento di capitale? O non sarà che dietro il cambio di governance con il voto maggiorato (oggi Cairo detiene il 65,3% dei diritti) si nasconde la volontà di fare cassa diluendo il suo pacchetto azionario ma mantenendo il controllo di Rcs proprio per fronteggiare il futuro esborso di capitale? Ai posteri...
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