Economia
Recovery, alle reti quasi 14 mld: perché si sgomita per entrare nella partita
Tim rappresenta il canale preferenziale attraverso cui far passare quella Gigabit Society di cui si parla nel Pnrr italiano
Tim torna al centro degli appettiti dei grandi colossi finanziari, ecco perchè
In molti si saranno chiesti come mai, improvvisamente, Tim sia entrata nelle mire degli americani di Kkr e come dall’altra parte i francesi di Vivendi facciano resistenza. Qualcuno ha addirittura parlato di un “contro-accordo” Cdp-Vivendi per un’Opa totalitaria sull’ex-Sip. Quali che siano le mosse finanziarie prossime e venture, appare evidente che Tim è tornata al centro degli appetiti dei grandi colossi finanziari. Perché?
Perché, nonostante abbia ricevuto negli anni un trattamento quantomeno poco gentile, l’ex monopolista rappresenta il canale preferenziale attraverso cui far passare quella Gigabit Society di cui si parla nel Pnrr. La rete di nuova generazione complessivamente avrà risorse da governo e Open Fiber per quasi 14 miliardi di euro, che si aggiungeranno agli investimenti dei privati. Una montagna di denaro.
Digitalizzazione, innovazione e competitività, l'ambizione italiana nel Pnrr
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, ha destinato al miglioramento delle reti di telecomunicazioni con banda ultralarga e 5G 6,71 miliardi di euro. A spulciare il Piano, infatti, si legge che l’investimento numero tre della missione M1C2 (“Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo”) ha obiettivi estremamente ambiziosi.
“L’ambizione dell’Italia – si legge - è di raggiungere gli obiettivi europei di trasformazione digitale in netto anticipo sui tempi (sarebbe entro il 2030, ndr), portando connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026. Per mantenere la promessa di una Gigabit Society universale basata su un’infrastruttura di reti fisse e mobili ad altissima capacità, si adotta un approccio neutrale sotto il profilo tecnologico che ottimizzi l’impiego delle risorse. L’investimento è accompagnato da un percorso di semplificazione dei processi autorizzativi che riconosce le infrastrutture per la cablatura in fibra ottica e per la copertura 5G come strategiche, velocizzandone così la diffusione sul territorio". […]
"Gli interventi previsti sono complementari (e non sostitutivi) rispetto alle concessioni già approvate nelle aree bianche (o con bandi 5G) e consentono di attivare ulteriori (e non ancora previsti) investimenti da parte degli operatori privati. Oltre alla copertura infrastrutturale del Paese, si interviene sulla domanda di connettività di famiglie e imprese, monitorando attentamente il Piano Voucher in corso al fine di aggiornarlo e, se necessario, potenziarlo per massimizzare l’impatto del sussidio pubblico erogato”.
Dunque, chi riesce a mettere il naso nella partita della rete e della creazione di un network efficace può fare bingo, guadagnando parecchi soldi e ottenendo un grande vantaggio competitivo. Prova ne sia che oggi Tim vale in Borsa il 33% in più di quanto non venisse quotata il mese scorso. Perché l’interesse degli americani e il desiderio dei francesi di non mollare la presa significa che la “ciccia” c’è, eccome.
Tlc, il nuovo piano industriale di Open Fiber
Un’altra controprova arriva da Open Fiber, che ha ufficializzato nei giorni scorsi la sua maggioranza con Cdp e il restante 40% agli australiani di Macquarie. L’azienda ha presentato il suo piano industriale decennale (2022-2031) in cui vengono messe a disposizione risorse complessive per 7,175 miliardi.
L’obiettivo è la copertura di tutta Italia sia nei cluster A e B (cioè le aree nere) sia per i C e D (cioè le aree bianche). Inoltre Open Fiber parteciperà alle gare messe a bando dal governo nelle cosiddette aree grigie. A copertura del nuovo piano industriale è stato approvato l’accordo con Banca Santander, Banco Bpm, Bnp Paribas, Crédit Agricole, Ing Bank, Intesa, Société Général e Unicredit che prevede linee di credito committed per – appunto – oltre 7,1 miliardi.
(Segue...)