Economia
Rete Tim, ecco perché l'offerta di Kkr mette d'accordo governo, Vivendi e Cdp
Il paese si troverebbe una rete in fibra e non più in rame, i francesi vedrebbero valorizzato il loro investimento. E la Cassa avrebbe il controllo
Rete Tim, l'offerta di Kkr non potrà essere ritoccata (di molto) al rialzo
A quanto risulta ad Affaritaliani.it, infine, l’offerta di Kkr nel suo complesso non potrà variare di molto. Certo, si potrebbe intervenire sulla quota cash (attualmente fissata a 10 miliardi). Ma il “grosso” rimarrebbe inalterato. Gli americani, d’altronde, che sono già azionisti del 37,5% della rete secondaria, cioè l’infrastruttura che dalle cabine a bordo strada arriva nelle case degli italiani, sanno che è Fibercop che genera i due terzi dell’Ebitda complessiva della rete. Un investimento da 1,8 miliardi cui si sono aggiunti ulteriori fondi per ammodernare l’infrastruttura. E Kkr ha sempre cercato di smorzare qualsiasi corsa al rialzo, evitando di lanciare aste che sarebbero state controproducenti.
La palla adesso passa definitivamente al governo. Con la golden power ha potere di veto su una serie di opzioni e può quindi cercare di avviare una sorta di “moral suasion” – se ritiene che quella di Kkr possa essere l’offerta giusta – nei confronti di Vivendi. L’impressione, riportano fonti accreditate, è che nessuno abbia intenzione di arrivare allo scontro e gli stessi francesi, che pure sono usciti dal board, sanno che un accordo si può e si deve trovare. I tempi, a questo punto, iniziano a stringersi. Il cda di Tim di venerdì 24 febbraio non sarà risolutivo, ma potrebbe avviare una fase di analisi dell’offerta che apra le porte a qualcosa di più concreto. La speranza di tutti è che non si butti un altro mese in “melina”. Sarebbe un peccato mortale.