Economia
Riciclaggio, le falle della Vigilanza. Lo scandalo che imbarazza Draghi
Si allarga lo scandalo del riciclaggio di denaro sporco dalla Russia ripulito dalle grandi banche Ue come come Danske, Nordea, Ing, Credit Agricole e Deutsche
Si allarga ancora lo scandalo del riciclaggio di denaro sporco legato ad attività criminose in Russia da parte di alcuni tra i più importanti istituti dell’Europa del Nord e del Centro-Est ed in particolare Danske Bank, Swedbank, Nordea Bank, Raiffeisen Bank International, ING Group, Abn Amro, Rabobank e Turkiye Garanti Bankasi. Ma anche Credit Agricole e Deutsche Bank, dai cui conti sarebbero transitati capitali diretti verso la “troika laundromat” come è stato soprannominato lo schema di triangolazioni bancarie attraverso cui il denaro veniva ripulito.
Più lo scandalo acquista un’evidenza sistemica (il Fondo monetario internazionale stima del resto che ogni anno tra il 2% e il 5% del Pil mondiale, ossia fino a 2 mila miliardi di dollari, possa essere legato al riciclaggio del denaro sporco) più emergono le contraddizioni dell’attuale sistema di controlli europei. Di fatto l’Unione europea non ha mai completato l’unione bancaria e così anziché un unico sistema di controllo ci si trova di fronte ad un mosaico di diversi sistemi e regole che ha finora seriamente ostacolato il controllo antiriciclaggio.
La Vigilanza Bce e l’Eba, ad esempio, così solerti nel valutare i rischi ipotetici a cui sono esposte le varie banche del vecchio continente ed in particolare quelle italiane nelle ipotesi più avverse dei vari “stress test” periodicamente svolti, non si sono finora accorte di nulla, mancando allo stesso tempo un’agenzia centrale specificamente incaricata di indagare su questo tipo di crimini. Ma non basta. Dopo un decennio di crisi sistemica le banche europee hanno a malapena e non in tutti i paesi recuperato una redditività soddisfacente e sostenibile, il che mette le autorità europee di fronte al dilemma se stringere ulteriormente i controlli sui propri istituti di credito o mantenere le banche sulla strada di un recupero di redditività anche a costo di lasciare aperta qualche falla nel sistema di controllo.
Le indagini in corso nei paesi nordici, come pure in Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti indicano che così com’è il sistema è vulnerabile, mostrandosi forse troppo severo coi soggetti più deboli (come di fatto sono le banche italiane) e troppo debole coi soggetti più forti (come sono sembrate finora essere gli istituti del Nord e Centro Europa, anche grazie al sostegno dei rispettivi governi). Il paradosso del resto è evidente a chi lo vuol vedere: con un sistema finanziario sempre più interconnesso e complesso, avere in singolo mercato finanziario con libertà di movimenti per capitali e persone ma al contempo 28 differenti sistemi anti riciclaggio è inefficiente.
Le cifre finora emerse sono tra l’altro imponenti e spesso ben superiori alle esigenze di capitale evidenziate parallelamente dalle autorità europee nei confronti delle banche tricolori. Per fare un esempio, la sola Nordea Bank avrebbe ripulito non meno di 700 milioni di euro di denaro di provenienza quanto meno sospetta e, pare, in qualche modo legati alla morte dell’avvocato russo Sergei Magnitsky. Il che significa una cifra più che doppia rispetto ai 320 milioni di euro che sono stati ritenuti indispensabili a Banca Carige per poter continuare a operare “in sicurezza”.
Come può un sistema economico continuare a essere così attento ad alcuni rischi potenziali e non vedere situazioni di cattiva gestione (o pratiche illegali) per importi di scala assolutamente simile? La risposta l’ha forse fornita l’ex responsabile della vigilanza Bce, Daniele Nouy, che parlando lo scorso ottobre disse: “E’ facile essere forti e indipendenti in una torre a Francoforte nella Bce o in una torre a Bruxelles. Ma quando sei una piccola autorità in un piccolo paese, con competenze ed esperienza limitate, e per di più hai dei grandi vicini che sono inclini a fare operazioni così discutibili, sei in una situazione difficile”.
Chissà se ora che il problema è emerso nella sua natura strutturale Mario Draghi, o il suo successore, sarà in grado di cambiare le regole del gioco, o se tutto proseguirà come finora, con banche e governi in grado di far chiudere un occhio o tutti e due sui loro traffici, leciti o illeciti che siano, e altri che debbono essere messi costantemente sotto i riflettori, con la spada di Damocle di spread e rating sul debito pronta a calare sulla loro testa ad ogni passo falso.
Luca Spoldi