Economia
Stellantis, allarme sindacati sulla gigafactory. Forbici di Tavares sui costi
Le parole del Ceo sullo stabilimento di Termoli per le batterie elettriche e sugli alti costi organizzativi delle fabbriche italiane allarma i sindacati
Ecco come Tavares taglierà i costi in Italia
Non è certo un compleanno sereno per le tute blu di Stellantis. Il quarto gruppo mondiale automobilistico nato dalla fusione fra l’ex Fiat-Chrysler e Peugeot ha festeggiato il suo primo anno di vita. Nello spegnere le candeline, però, le dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato Carlos Tavares al Corriere della Sera e ad altri tre quotidiani europei in occasione della celebrazione hanno provocato qualche brivido di paura ai lavoratori italiani del gruppo. Soprattutto se si considera il fatto che le affermazioni del capo di Stellantis sono arrrvate a poco meno di due mesi e mezzo dal varo del primo piano industriale (1° marzo) della storia della casa automobilistica, in cui il top manager portoghese metterà nero su bianco le proprie strategie.
Il primo brivido è arrivato con il fatto che la costruzione in Italia, a Termoli della terza gigafactory di Stellantis, annunciata in pompa magna quest’estate per illustrare la strategia di elettrificazione del gruppo (nel corso dell'evento StellantisEVDay2021), non è ancora sicura. A inizio luglio, non erano state definite modalità e tempistiche, ma la notizia era stata ufficializzata senza remore e immediatamente letta come un investimento sull'Italia. Al momento, non c’è niente di deciso definitivamente. E nemmeno la visita di Tavares nei due stabilimenti italiani di questi giorni, fra cui proprio Termoli (e Pratola Serra), ha tranquillizzato le sigle.
Nei giorni scorsi, le dichiarazioni del viceministro forzista dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin avevano alzato il velo su una interlocuzione ancora in corso fra l'azienda presieduta da John Elkann e l’esecutivo Draghi. Parole non sfuggite ai sindacati. Oggi il top-manager portoghese ha confermato come le discussioni non procedano certo fluide, visto che fra poche settimane Stellantis annuncerà il business plan, in cui dev’esser messo nero su bianco il luogo dove far sorgere il terzo stabilimento per la costruzione delle batterie elettriche. E di ufficiale non c'è nulla. “Per ora, di deciso c’è una gigafactory in Francia, un’altra in Germania e stiamo negoziando con il governo italiano, su Termoli, ma non abbiamo ancora concluso”, ha spiegato infatti Tavares.
Il secondo brivido per le tute blu italiane di Stellantis è arrivato con il passaggio del Ceo sulla futura cura dei costi che i nostri stabilimenti si preparano a subire, soprattutto (al di là di quelli energetici, vecchio problema italico) dal punto di vista organizzativo. Sforbiciate che Fiom, Fim e Uilm temono possano essere estese anche a quello del lavoro. Già a giugno dello scorso anno, in visita a Mirafiori, Tavares aveva gelato le organizzazioni sindacali, spiegando che i costi di produzione negli impianti del nostro Paese sono significativamente più alti per unità assemblata, a volte il doppio, rispetto alle fabbriche di altri Stati europei, nonostante un costo del lavoro più basso.
(Segue...)