Economia

Stellantis, le partnership cinesi potrebbero rivelarsi un abbraccio mortale

di Federico Giuliani

Stellantis sempre più legata a doppio filo con le case automobilistiche cinesi. Ma dall'Ue è pronta ad abbattersi una pioggia di dazi sui veicoli elettrici made in China. Il futuro di Maserati e dello stabilimento di Bairo Canavese

Stellantis, le partnership cinesi potrebbero rivelarsi un abbraccio mortale

Una pioggia di dazi è pronta ad abbattersi sui veicoli elettrici (Ev) made in China. Dopo settimane di negoziati l'Unione europea e la Cina non sono riuscite a trovare un punto di accordo. Bruxelles è quindi andata dritta per la sua strada, approvando tariffe che vanno dal 7,8% al 35,3%. E che si andranno ad aggiungere al dazio standard dell'Ue del 10% sulle importazioni di automobili.

Questo significa una mazzata tremenda per le grandi case automobilistiche cinesi che sognavano di conquistare quote di mercato europeo. Ma significa anche che molto presto potrebbe arrivare una reazione di Pechino. Il gigante asiatico, seppur in mezzo ad una tempesta senza precedenti, continua infatti ad interessarsi al Vecchio Continente, o per meglio dire, a Stellantis. Il colosso guidato da Carlos Tavares ha stretto una partnership con la cinese Leapmotors per produrre Ev quasi made in China in Polonia: auto che bypasseranno qualsiasi dazio.

C'è insomma una collaborazione in atto che dovrebbe portare vantaggi sia a Stellantis che ai cinesi. Allo stesso tempo alcuni pezzi pregiati italiani della stessa Stellantis potrebbero essere tuttavia fagocitati dal Dragone. Da Maserati ad alcuni stabilimenti (dismessi), la Cina ha alzato le sue antenne. E potrebbe presto partire alla carica sfruttando il momento complicato del gruppo occidentale.

La Cina vuole fare shopping di stabilimenti in Europa

Dicevamo di Stellantis, dell'Italia, dei dazi sulle Ev del Dragone. Negli ultimi giorni si è fatta strada l'indiscrezione secondo cui svariati impianti industriali dislocati sul territorio nostrano sarebbero finiti nel mirino di aziende cinesi. In particolare, il quotidiano Il Giornale ha scritto dell'interesse di Chery per lo stabilimento (dismesso) di Pininfarina a Bairo Canavese, in provincia di Torino.

Non solo: Geely, altro big dell'automotive made in China, avrebbe messo nel mirino Maserati. Il brand italiano, controllato da Stellantis, è in crisi di liquidità e avrebbe bisogno di ossigeno. Geely, tra le altre acquisizioni, è già azionista di maggioranza di Volvo e Polestar.

Fare un piccolo sacrificio, consentirebbe all'azienda di Hangzhou di piantare una bandierina strategica su un luxury brand italiano. Una mossa che, in periodo di dazi, si rivelerebbe senza ombra di dubbio utile alla causa di Pechino.

Tornando a Stellantis, ricordiamo che il gruppo di Tavares ha da poco avviato una collaborazione operativa con i cinesi di Leapmotor per produrre Ev in Polonia. La joint venture Leapmotor International è controllata al 51% da Stellantis e intende distribuire i modelli del marchio asiatico in nove Paesi europei (Italia compresa). Ma se l'abbraccio del Dragone si rivelasse mortale?

Stellantis, i dazi dell'Ue e la risposta del Dragone

Qualche mese fa Stellantis ha annunciato l’ingresso nel capitale di Leapmotor, mettendo sul tavolo 1,5 miliardi di euro e acquistando quasi il 20% delle azioni. Questo però è avvenuto prima dei citati dazi europei sulle Ev cinesi. Ora bisognerà capire quale sarà, come detto, la reazione di Pechino. Pare che il governo cinese abbia chiesto ad alcune delle sue aziende dell'automotive di ridurre gli investimenti in Europa, ma non tutte potrebbero (o dovrebbero) essere incluse nel suggerimento (non ancora un diktat).

I dazi decisi da Bruxelles, intanto, variano a seconda del produttore: 17% per Byd, 18,8% per Geely e 35,3% per Saic. Altri produttori di Ev in Cina, tra cui Volkswagen e Bmw, sarebbero soggetti ad una spada di Damocle del 20,7%. La Commissione europea ha inoltre adottato un'aliquota del 7,8% calcolata individualmente per Tesla.

"Adottando queste misure proporzionate e mirate dopo un'indagine rigorosa, stiamo difendendo pratiche di mercato eque e la base industriale europea", ha spiegato il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis.  I dazi resteranno in vigore per i prossimi cinque anni. I negoziati tra Ue e Cina, intanto, dovrebbero proseguire. Con Bruxelles che potrebbe revocare le tariffe nel caso in cui dovesse essere raggiunto un compromesso.