Economia

Stellantis, meno auto termiche sul mercato per vendere più elettriche e non pagare multe: cosa si nasconde dietro il crollo

di Rosa Nasti

Le salate sanzioni imposte dall'Ue per chi sfora i limiti della CO2 spaventano le case automobilistiche, che spingono sull'elettrico e riducono la produzione di veicoli termici

Stellantis vende meno perché produce meno auto termiche. La mossa di Tavares per non pagare le multe dell'UE

Si vendono sempre meno auto. O almeno così si fa credere. Secondo un'analisi dell'Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea), settembre ha visto un calo del 6,1% nelle immatricolazioni di auto in Europa. La più colpita è ancora una volta Stellantis, che incassa un -26%. Un dato che a prima vista potrebbe sembrare il riflesso di una crisi del mercato (che effettivamente c'è), ma che dietro le quinte svela una strategia ben precisa.

Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, dietro la flessione delle vendite dell'ex Fiat ci sarebbe il gioco delle tre carte: non produrre per non vendere, obbligare il cliente a scegliere l'elettrico, e non pagare le multe. Ma che cosa significa? Andiamo con ordine. Stellantis (ma anche altre case automobilistiche come Volkswagen) ha trovato il modo di schivare la pioggia di sanzioni che l'Europa potrebbe infliggerle laddove non riuscisse a rispettare i severi limiti sulla CO2. Difatti l'UE dal 2025 imporrà un nuovo limite di emissioni di 94 grammi per chilometro (attualmente è 114), abbassando ulteriormente l'asticella e costringendo le case automobilistiche a una corsa contro il tempo sull'elettrico. Pena una pioggia di multe che rischia di piegare l'intero settore: quasi 15 miliardi di euro nel solo 2025. Un allarme che aveva già lanciato Luca de Meo, numero uno di Renault, chiedendo una revisione dei limiti imposti dall'Unione, soprattutto alla luce del fatto che l'industria automobilistica non ha ancora abbracciato l'elettrico come si vorrebbe.

E così, invece di accelerare a tutta velocità sulla strada dell'elettrico, come ci si aspetterebbe, il colosso automobilistico guidato da Carlos Tavares sembra puntare su una soluzione meno scontata: ridurre la produzione di auto a benzina e diesel. E qui gatta ci cova perché così si spiegherebbe anche la chiusura temporanea degli stabilimenti italiani che producono solo veicoli endotermici. Ma non bisogna puntare il dito contro la mancanza di ordini, bensì verso una produzione intenzionalmente ridotta.

Quindi è tutta colpa della CO2? Probabile. Ridurre il numero di auto endotermiche sul mercato, infatti, abbasserebbe automaticamente la media delle emissioni del gruppo. E così la case spingono per le auto elettriche per non pagare le multe e le concessionarie le devono vendere. Eppure, nonostante la spinta, molti clienti non sono ancora pronti a fare il salto verso il motore elettrico, preferendo acquistare le auto usate, il cui mercato ha anche visto un notevole incremento nei prezzi. Inoltre, il passaggio alla produzione di veicoli elettrici è tutt'altro che lineare: i modelli nuovi richiedono tempo per entrare in produzione, e gli ordini di veicoli elettrici possono richiedere mesi prima di essere soddisfatti.

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Ora la partita si gioca non solo su chi produrrà più auto a zero emissioni, ma anche su chi riuscirà a far scendere il volume di veicoli a combustione interna. Ridurre la produzione potrebbe sembrare un passo indietro, ma in realtà è una mossa per guadagnare tempo, e questo Stellantis lo sa bene. E c'è addirittura chi sostiene che "per incentivare le vendite di auto elettriche, Stellantis abbia iniziato a offrire bonus alle concessionarie: 2.000 euro per ogni veicolo elettrico venduto, di cui 600 euro vanno direttamente al venditore", anche se queste sono, appunto, solo voci. È una corsa contro il tempo, e contro l'UE, che richiede astuzia, flessibilità e la capacità di trovare soluzioni creative, come quella "escogitata" da Tavares. Ma attenzione: il gioco è tutt'altro che finito, siamo solo all'inizio.