Economia
Stellantis riaccoglie gli operai di Pomigliano con la cassa integrazione
La cassa integrazione, nonostante l’aumento della produzione della Panda, mostra l’intento dell’azienda di ridurre i costi usando gli ammortizzatori sociali
Stellantis Pomigliano: altra cassa integrazione per gli operai
La fabbrica Stellantis di Pomigliano d'Arco, un tempo simbolo dell'industria automobilistica italiana, si trova oggi in una situazione apparentemente contraddittoria. Nonostante l'annuncio di un incremento della produzione della celebre city car Panda, con un ritmo di 90 unità al giorno in più rispetto al passato, i lavoratori dello stabilimento non possono ancora cantare vittoria. Infatti, Stellantis ha comunicato che nel mese di settembre scatteranno cinque giorni di cassa integrazione per tutti i dipendenti, il che sembra mettere in luce una strategia aziendale complessa e poco trasparente.
LEGGI ANCHE: Da Mirafiori a Pomigliano e Termoli: produzione di veicoli non sufficiente
Secondo le dichiarazioni del segretario generale della Fiom Napoli, Mauro Cristiani, e del responsabile automotive Mario Di Costanzo, questa mossa evidenzia il modus operandi di Stellantis. La decisione di mantenere la cassa integrazione nonostante l'aumento della produzione della Panda suggerisce che l'azienda sta cercando di ottimizzare i costi produttivi attraverso l'uso strategico degli ammortizzatori sociali. Questa scelta, tuttavia, solleva interrogativi sulla reale sostenibilità della crescita produttiva e sull'impatto a lungo termine per i lavoratori.
Il problema non si limita a Pomigliano d'Arco. Anche lo stabilimento Stellantis di Atessa, specializzato nella produzione di veicoli commerciali, è coinvolto in una situazione simile. Qui, la cassa integrazione, già attivata per 15 giorni a giugno, è stata prolungata anche per settembre a causa di un calo degli ordini. Inoltre, lo stabilimento ha sospeso il turno notturno, con conseguenti riduzioni salariali per i lavoratori e ripercussioni sull'indotto, come dimostra il caso della Magneti Marelli di Sulmona, i cui dipendenti sono costretti a lavorare solo su turni diurni fino a fine settembre.
Le difficoltà non finiscono qui. Anche la Sodecia Automotive di Raiano, in provincia di L'Aquila, è stata costretta a ricorrere alla cassa integrazione fino al 5 ottobre, mentre a Mirafiori, un altro storico stabilimento italiano, la produzione dovrebbe riprendere solo a inizio ottobre dopo una sospensione delle attività.