Economia
Svimez, Sud: cresce il Pil (+5%), ma in 18 anni emigrati 1 milione di giovani
Il rapporto Svimez del 2021 evidenzia le lacune del Sud Italia, mostrando comunque una crescita economica per il Pil
Buona parte dei divari di genere dell'Italia con l'Unione europea sono ascrivibili alla situazione delle regioni meridionali. La quota di donne NEET è molto elevata nel Mezzogiorno, quasi 900mila, con valori intorno al 40% rispetto al 17% nella media europea. A conferma della maggiore difficoltà di accesso al mercato del lavoro delle giovani donne nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è appena il 44% nel Mezzogiorno a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord. Rispetto al secondo trimestre 2019, l'occupazione femminile nel Sud si è ridotta di circa 120mila unità nel 2021, (-5%, contro -3,3% del Centro-Nord).
Migrazioni e diminuzione della natalità, insieme all'incremento della mortalità media rispetto agli anni precedenti a causa degli effetti diretti e indiretti della pandemia, hanno determinato la contrazione del tasso di crescita della popolazione registrata nel 2020: -6,4‰ in Italia, -6,2‰ al Centro-Nord, con punte del -7‰ nel Mezzogiorno. Nel 2020 il saldo migratorio interno risulta in media negativo al Sud per oltre 50 mila unità a favore delle regioni del Centro-Nord.
Complessivamente nel periodo 2002/2020 coloro che sono emigrati dal Sud hanno superato il milione di persone, di cui circa il 30% laureati. Nel 2020, anche a causa della pandemia, la povertà assoluta è aumentata sia per le famiglie sia per gli individui. Sono oltre 2 milioni le famiglie italiane povere, per un totale di più di 5,6 milioni di persone. Di cui oltre 775.000 nelle regioni meridionali per circa 2,3 milioni di persone.
Il Mezzogiorno si conferma la ripartizione territoriale in cui la povertà assoluta è più elevata con un'incidenza del 9,4% fra le famiglie (era l'8,6% nel 2019). La presenza di minori incide in misura significativa sulla condizione di povertà: nel Mezzogiorno il 13,2% delle famiglie in cui è presente almeno un figlio minore sono povere, contro l'11,5% della media nazionale. Nel campo della sanità, si registrano valori di spesa pro capite mediamente più bassi nelle regioni del Mezzogiorno. La netta riduzione dell'assistenza ospedaliera operata per massimizzare i risparmi immediati non è andata di pari passo con il rafforzamento dei servizi alternativi all'ospedale, in primis la medicina territoriale.
Su quest'ultimo fronte, come mostrano diversi indicatori, i risultati sono stati poco soddisfacenti, soprattutto nel Mezzogiorno, che già partiva da livelli più contenuti di servizi di assistenza territoriale. In particolare, il tasso di assistenza domiciliare integrata, calcolato su 10mila abitanti ultrasessantacinquenni, è pari a oltre 715 al Nord e a più di 636 al Centro mentre cala a 487 nel Mezzogiorno. Alle differenze nelle prestazioni erogate dai diversi Servizi sanitari regionali si associa il fenomeno ormai strutturale della migrazione dal Sud al Nord del Paese dei cittadini alla ricerca di cure mediche.
Una giustizia efficiente può diventare fattore fondamentale per la competitività, in particolare delle imprese, ancor più nel Mezzogiorno dove si segnala sempre la più alta domanda di giustizia, con una media di 777 nuovi casi (su 10.000 abitanti) iscritti a ruolo ogni anno a fronte dei 704 del Centro e dei 541 del Nord. Ampio e persistente divario di efficienza tra i tribunali del Centro-Nord e quelli del Mezzogiorno, seppur in graduale riduzione: nel 2019 per chiudere un procedimento civile occorrevano circa 280 giorni nei tribunali del Nord, 380 al Centro e quasi 500 nel Mezzogiorno (in rapporto alla popolazione).