Economia
Svimez, Sud: cresce il Pil (+5%), ma in 18 anni emigrati 1 milione di giovani
Il rapporto Svimez del 2021 evidenzia le lacune del Sud Italia, mostrando comunque una crescita economica per il Pil
Nel 2019 un processo penale si chiudeva al Nord in 290 giorni (+9% rispetto al 2004), in 450 giorni al Centro (+23% rispetto al 2004) e in 475 giorni (+7%) nel Mezzogiorno. La spesa in istruzione è diminuita in Italia dai circa 60 miliardi del biennio 2007-2008 a circa 50 miliardi negli ultimi due anni (in euro costanti 2019). Una flessione del 15% che sottende un calo vicino al 19% nel Mezzogiorno e del 13% nel Centro-Nord. L'esiguità di risorse investite impedisce di sciogliere i nodi strutturali di una popolazione meno istruita anche con riferimento alle generazioni più giovani, e dello scarso accesso da parte della platea studentesca ai titoli terziari brevi e professionalizzanti.
L'Italia e soprattutto il Mezzogiorno rimangono ancora distanti dai target europei nei servizi all'infanzia (il 33% di copertura nella fascia 0-2 anni). Il livello dei posti si attesta al 26,9% dei bambini fino a 2 anni con elevate disparità territoriali: circa il 15% la copertura nelle Regioni del Sud.
Il divario tende a chiudersi con il passaggio alla scuola materna e primaria ma la carenza d'offerta a sfavore del Mezzogiorno si sposta dai posti agli orari di frequenza. Nel Mezzogiorno è molto meno diffuso l'orario prolungato nella scuola d'infanzia (5,3% dei bambini), e, viceversa più diffuso l'orario ridotto (19,7%) rispetto al Centro-Nord (17,3% e 3,6% rispettivamente i bambini ad orario prolungato e ridotto) mentre nella scuola primaria la percentuale di alunni che frequentano a tempo pieno è più bassa nelle regioni meridionali (17,6%) rispetto al resto del Paese (47,7%).
Gli early leavers meridionali che lasciano prematuramente il sistema formativo sono il 16,3% al Sud a fronte dell'11,2% delle regioni del Centro-Nord: 253mila giovani meridionali con al massimo la licenza media e fuori dal sistema di istruzione. Il divario interno italiano si manifesta nel settore della mobilità sotto due profili: a) la dotazione infrastrutturale a lunga distanza (alta velocità ferroviaria, collegamenti aeroportuali, etc.); b) l'offerta di servizi di mobilità a corto raggio.
Per il Mezzogiorno si registra un duplice vistoso livello di sotto dotazione, da un lato quella relativa ai servizi del trasporto pubblico nelle aree urbane, dall'altro lato quella dei servizi innovativi e flessibili della sharing mobility. In particolare nelle Città metropolitane del Mezzogiorno la quota di persone che usa abitualmente il trasposto pubblico locale non raggiunge il 10%, e sale quasi al 19% in quelle del Centro-Nord, con un evidente gap delle reti di trasporto metropolitane. Inoltre la rete ferroviaria locale elettrificata è al Sud appena il 22,3%, contro il 52,6% del Nord e il 98,2% del Centro.
L'impatto medio sui tempi di viaggio degli interventi per l'Alta Velocità previsti dal PNRR consentirà al Mezzogiorno di ridurre di un quarto il tempo di percorrenza medio. Persiste un evidente digital divide: nel Mezzogiorno è più elevata la frequenza di persone senza competenze digitali (4,3% della popolazione) o con competenze basse (47,8%), mentre nelle regioni settentrionali prevalgono coloro che hanno un alto livello di competenze digitali (32% nel Nord-Ovest e 30,8% nel Nord-Est).