Economia

Tim torna in mani italiane, dalla telefonia al cloud: il matrimonio con Poste piace agli analisti

Il futuro del gruppo si giocherà su connettività, cloud, cybersecurity e servizi finanziari. Nel frattempo, gli investitori restano alla finestra, in attesa di sviluppi concreti su governance, conti e strategie a lungo termine

di redazione economia

Dalla telefonia al cloud: la nuova partita di Tim con l'ingresso di Poste

Poste Italiane prende il comando di Tim (sale quasi al 25 per cento), acquistando il 15% da Vivendi e riportando sotto controllo nazionale uno degli asset strategici del Paese. Un cambio di passo che ridisegna il settore delle tlc italiano, dove ormai i grandi operatori sono quasi tutti in mani straniere come Swisscom che si è presa Fastweb-Vodafone. Ora la domanda è: cosa cambia davvero per Tim e per Poste, che ormai è ben più di un’azienda postale?

L’ingresso di Poste in Tim sembra un’operazione solida e sono gli stessi analisti finanziari a promuoverla: per Equita, questa nuova governance garantirà più stabilità e faciliterà il risanamento dei conti, mentre Akros sottolinea il netto cambio di strategia rispetto a Vivendi, che in anni di controllo non ha creato valore né sinergie. Invece, secondo Intermonte, i primi segnali concreti potrebbero vedersi prima del previsto: se le indiscrezioni fossero confermate, i risparmi potrebbero oscillare tra i 200 e i 300 milioni di euro, grazie all’integrazione della rete di 12.400 uffici postali e alla migrazione del contratto dell’operatore virtuale PostePay da Vodafone a Tim. Sul piano operativo, si stima un impatto positivo sull’Ebidta tra il 20 e il 24% per il business domestico di Tim e tra il 10 e il 12% per l’intero gruppo.

L’ingresso di Poste in Tim non è solo un’operazione finanziaria, ma si inserisce in una strategia molto più ampia. Oggi il gruppo guidato da Matteo Del Fante non è più solo un operatore postale, ma un player finanziario, digitale ed energetico, con un focus sempre più crescente su cloud, pagamenti digitali e servizi a valore aggiunto. Secondo Mediobanca, le principali aree di collaborazione con Tim saranno la rete e il consumer, sfruttando i migliaia di uffici postali per la distribuzione dei servizi di connettività e telefonia, e l’enterprise, con una forte spinta su cloud e cybersecurity. In parallelo, non va dimenticata la crescente attenzione di Poste verso il settore energetico: questo potrebbe aprire nuove opportunità di collaborazione con Tim, soprattutto in ambito smart grid e digitalizzazione delle reti.

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Dal punto di vista dei mercati, il riassetto azionario era in parte già scontato, e Intermonte non si aspetta forti rialzi immediati per il titolo Tim. Tuttavia, la situazione potrebbe cambiare nelle prossime settimane. Il 27 maggio è attesa l’udienza della Corte di Cassazione sulla controversia relativa al canone di concessione del 1998, un contenzioso da un miliardo di euro con lo Stato.

Il 24 giugno, invece, si terrà l’assemblea di Tim, che potrebbe portare al rinnovo del CdA e novità per quanto riguarda la struttura del capitale, tra cui un'eventuale conversione delle azioni di risparmio e il ripristino della remunerazione agli azionisti. D'altro canto, secondo Equita, la pipeline di eventi potrebbe spingere il titolo al rialzo, sebbene molti investitori istituzionali tenderanno a un approccio attendista e cauto fino alla pubblicazione dei risultati del primo trimestre 2025.