Economia
Tim, Grillo: Cdp via da OF. Inutile la fusione delle reti. Vendite in borsa
Il fondatore del M5S torna sul tema Tim e spinge Cdp a dare stabilità nell'azionariato della compagnia, bocciando il vecchio progetto AccessCo e l'Opa di Kkr
Digitalizzazione, Grillo: "Tim deve ritrovare stabilità di azionariato, condizione che Cdp può garantire"
Mentre Piazza Affari in controtendenza vende il titolo Tim sull'ipotesi che Kkr possa fare marcia indietro e non lanciare l’Opa, come annunciato nelle scorse settimane, Beppe Grillo torna sul tema Telecom e della rete internet ultraveloce, uno dei dossier cari al fondatore del M5S fin dai tempi della gestione Tronchetti e che a giugno dello scorso anno ha visto il comico genovese sparare a zero contro l’ex amministratrice delegata di Open Fiber Elisabetta Ripa.
"Cdp può dare finalmente la stabilità all'azionariato di Telecom che manca da oltre 20 anni e che la sottopone ciclicamente a processi di crisi oramai quasi irreversibili. Con una struttura azionaria stabile e uno stato patrimoniale rafforzato Telecom è nelle condizioni di competere sul mercato e guidare il processo di digitalizzazione del Paese”, ha tuonato Grillo in un post ad hoc sul suo blog mentre è attesa dal gruppo guidato da Salvatore Rossi e da Pietro Labriola la nomina degli advisor per la proposta del fondo statunitense Kkr, che attende di avviare la due diligence e l'offerta sulla totalità del gruppo a 0,505 euro per azione. Una presa di posizione che è dunque contro l’ingresso del miliardario fondo newyorkese.
Tim, Grillo: "Irrealistico pensare ad uno scorporo della rete e alla fusione con Open Fiber"
"L'instabilità dell'azionariato di Telecom Italia - aveva premesso Grillo - ne pregiudica qualsiasi sviluppo di lungo termine e la espone a disegni finanziari strampalati, come lo scorporo della rete, che la condanna a morte". Per Grillo “è irrealistico pensare ad uno scorporo della rete Telecom e alla fusione con Open Fiber, perchè è troppo tardi: le due reti sono già in ampia misura realizzate e quasi totalmente sovrapposte, quindi i risparmi da fare modesti.
"L'integrazione delle reti - ha spiegato - è irrealizzabile, tanto sotto Telecom (perchè operatore verticalmente integrato), quanto fuori da Telecom, perchè affonda quel che rimane della Telecom, come una seconda Alitalia. Esistono e possono coesistere due reti wholesale in concorrenza, come accade per la rete mobile con i neutral host di infrastruttura: Inwit, Cellnex, ecc. Ne consegue che anche la presenza di Cdp tanto in Telecom quanto in Open Fiber non è sostenibile, dato che non giustificata da una ipotesi di fusione con la rete di Telecom, che abbiamo detto irrealizzabile".
"Le tlc - ha sottolineato Grillo che boccia dunque il vecchio progetto AccessCo dell’ex Ceo Luigi Gubitosi disegnato con Cdp a settembre dello scorso anno durante il governo Conte-bis - sono un settore strategico per la digitalizzazione del Paese, a elevata intensità di capitale, che richiede margini elevati e strutture patrimoniali solide per finanziarli. Per competere in questo contesto Telecom Italia deve ritrovare stabilità di azionariato, condizione che Cdp può garantire".
Grillo ha suggerito alcuni passaggi, quali "la creazione di due reti in fibra in concorrenza sul mercato wholesale: Open Fiber da una parte e Telecom dall'altra, in grado entrambe di attrarre investitori istituzionali interessati ad investire su asset di lungo termine, favorendo anche una competizione basata non solo sui prezzi ma soprattutto sull'innovazione; l'uscita di Cdp da Open Fiber e il rafforzamento del proprio ruolo istituzionale in Telecom Italia, reinvestendo la importante plusvalenza che si determina dalla vendita della quota di controllo di OF ai fondi interessati (Macquarie, Kkr, ecc); il rafforzamento patrimoniale di Telecom, attraverso un aumento di capitale dedicato a Cdp, o sotto altra forma, che la metta nelle condizioni di migliorare il rating complessivo dell'azienda, diminuire l'eccessivo debito e recuperare la flessibilità finanziaria necessaria per sostenere gli investimenti futuri; la salvaguardia della sicurezza nazionale legata agli asset ‘sensibili’, mettendo sotto la supervisione pubblica tutte le attività maggiormente esposte ai cyber-risk; la difesa del know-how e dei livelli occupazionali di Telecom, attraverso la protezione dell'azienda dal rischio 'spezzatino' con la vendita dei 'gioielli di famiglia', grazie a un consolidamento della societa' con una prospettiva industriale futura".
(Segue...)