Tim, variabile voto nel futuro. La "Netflix latina" di Bollorè guarda a FI
Il 6 marzo il Cda di Tim metterà in soffitta l’ipotesi di jv con Canal Plus e Mediaset sui contenuti, eppure le alternative restano poco agevoli
Chi? Il mercato paneuropeo fino a pochi anni fa era in mano a pochi grandi gruppi (oltre a Vivendi se lo disputavano Sky, Liberty Global/Discovery, Orange e Deutsche Telekom), ma da qualche tempo sul settore sono sbarcate anche le americane Amazon e Netflix e, dallo scorso anno, anche Xavier Niel, patron di Eliad e prossimo a sbarcare in Italia come quarto gestore telefonico mobile, che ha rilevato con Mediawan il produttore televisivo francese Groupe AB per 270 milioni di euro.
Escludendo dal novero di possibili partner gli altri gruppi francesi come pure la tedesca Deutsche Telekom (diretta concorrente di Tim), se Bolloré dovrà dire addio ad ogni ipotesi di accordo con Silvio Berlusconi, non gli resterà che provare ad andare a bussare alla porta di due americani come Bob Iger (visto che nel frattempo Rupert Murdoch ha ceduto Sky Plc al gruppo Walt Disney, guidato appunto da Iger) o di John Malone (cui fanno capo Liberty Global, Liberty Media e Discovery Communications). Una prospettiva certamente non più agevole di un eventuale accordo italo-francese, per quanto condizionato dalle condizioni poste dalla famiglia Berlusconi.
Luca Spoldi