Economia

Unicredit e il provincialismo italiano. Lettera aperta a Mustier dopo l'addio

"Grazie per averci dato una prova di coerenza"

Di Simone Rosti

Caro Mustier,

avevamo accolto la sua nomina al vertice di Unicredit con velata soddisfazione. L’unica banca italiana dalle ambizioni internazionali si affidava a lei. Uomo spigoloso, anche nei tratti somatici, sguardo fulminante, qualcosa in lei lasciava intendere che avrebbe governato Unicredit con un solo mantra: creare valore per gli azionisti. Forse non è riuscito in pieno nei suoi intenti, la pandemia non ha aiutato, il titolo UniCredit è molto lontano dai massimi degli ultimi tre anni (per Banca Intesa il gap nello stesso periodo è nettamente inferiore).

Nonostante tutto questo, caro Mustier, abbiamo apprezzato il suo stile, poco avvezzo al politicamente corretto, poco incline a gestire una banca strizzando l’occhio alle controparti politico istituzionali. Ha provato ad allargare l’orizzonte di Unicredit in chiave sempre più europea (ad esempio puntando ad un matrimonio transnazionale) consapevole del rischio Italia, un paese con un debito pubblico spaventoso e quindi un rating, di conseguenza, che si ripercuote anche sulle banche nazionali. Si è battuto con un disegno chiaro, onore al merito per questo.

Ma soprattutto, onore al merito perché non si è lasciato travolgere dall’affaire MPS. Da mesi, infatti, è in atto una moral suasion da parte di “ambienti” (parola orribile) governativi affinché Unicredit si prenda MPS. Lei non si è lasciato nemmeno ingolosire dalla ricca dote che le avrebbero dato insieme all’anziana sposa MPS ovvero, senza entrare troppo nei tecnicismi, benefici fiscali sostanziosi. Ma lei, manager business oriented, ha detto: no grazie. La ricca dote non avrebbe cancellato i rischi legali delle svariate cause in corso contro MPS, così come non avrebbe alleviato il peso di assorbire una struttura come quella del Monte mettendo a rischio il percorso della redditività a cui lei puntava.

La ringraziamo, caro Mustier, per averci dato una prova di coerenza, per avere salvaguardato la sua integrità professionale rinunciando ad una rendita di posizione che avrebbe guadagnato nell'operazione Unicredit-MPS, per averci inchiodato di fronte ai nostri limiti di un paese sempre più marginale. E ora, che ha preannunciato le sue dimissioni a fine mandato fra qualche mese, saremo, senza di lei, ancora più provinciali, torneremo allo scambio di figurine fra ministri e partiti, si tornerà a parlare di un polo bancario pubblico (il chè fa sorridere, visto che lo Stato non ha dato una grande prova nella gestione di MPS), ma forse più semplicemente estenderemo la lista dei disastri già fatti su Alitalia, Ilva, ecc. In bocca al lupo, francese dagli occhi di ghiaccio!