Spettacoli
Alessandro Borghese: "Mi piacerebbe un film con Tarantino dove faccio il cuoco assassino"
Alessandro Borghese torna con 4 Ristoranti e si confessa a 360° gradi: dal ricordo di Maradona alla gestione del governo nei confronti dei ristoranti
4 Ristoranti e non solo. Alessandro Borghese torna in tv (dall'8 dicembre) con le nuove puntate del programma cult di Sky (mentre già pensa alla prossima stagione 'Stiamo cercando luoghi, posti, città, temi') e si racconta a 360 gradi.
Cosa non ti è piaciuta sulla gestione del governo legata ai ristoranti tra aperture, orari ridotti e nuove chiusure?
“A noi era stato chiesto giustamente di adeguarci a determinate norme perchè c’è un serio problema. Io su questo sono pienamente d’accordo. E così abbiamo fatto. Abbiamo chiuso per 3 mesi, pagato la cassa integrazione anticipandola, speso un altro quantitativo di denaro personale per adeguarci alle norme. E poi ci hanno richiuso. Io non faccio il politico, faccio il cuoco e conduttore televisivo: mi limito a esercitare i miei mestieri, non sta a me decidere quali siano le cose giuste e quali le cose sbagliate, né tantomeno sono uno che va in piazza a protestare. Non è nella mia chiave di lettura", spiega rispondendo alla domanda di Affaritaliani.it.
Però "da imprenditore – perché ho 63 dipendenti e 4 aziende – dico che equiparare l’alta ristorazione o comunque chi ha investito, alla stregua di tutte le altre attività ristorative lo trovo un po’ sbagliato".
ALESSANDRO BORGHESE 4 RISTORANTI LE NUOVE PUNTATE
Quattro ristoratori con qualcosa in comune, ognuno desideroso di dimostrare di essere il migliore, in gara per ottenere l’agognato, amatissimo e inconfondibile “dieci” di chef Alessandro Borghese: ripartono, dall’8 dicembre, ogni martedì su Sky e NOW TV, le imperdibili sfide di ALESSANDRO BORGHESE 4 RISTORANTI, sempre più fenomeno cult della televisione italiana.
Nel corso degli anni, lo show - produzione originale Sky realizzata da Banijay Italia - è diventato un appuntamento fisso per gli spettatori, è soprattutto stato capace di creare un’abitudine e di trasformare semplici ristoratori di tutta la Penisola in agguerriti concorrenti di una sfida particolare e senza esclusione di colpi, con l’irrinunciabile pagella da stilare a fine pasto.
In una occasione, durante il lungo viaggio per la Penisola, la sfida abbandonerà temporaneamente l’iconico van targato “4 Ristoranti” e si svolgerà sulle due ruote: Chef Borghese, infatti, salirà in sella a una moto per eleggere il miglior ristorante per bikers nella Ciociaria. E poi, nelle altre puntate, si toccheranno alcuni dei luoghi più affascinanti e caratteristici d’Italia: tra gli altri, ci sono Milano, Bari, Riviera Romagnola, Val d’Orcia e Val di Chiana in Toscana, Basilicata, Parma.
Novità nel meccanismo della sfida: quattro ristoratori della stessa zona di appartenenza si sfidano per stabilire chi tra di loro è il migliore in una determinata categoria; ogni ristoratore invita gli altri tre che, accompagnati dallo chef Borghese, commentano e votano con un punteggio da 0 a 10 location, menu, servizio e conto del ristorante che li ospita e, da quest’anno, anche una quinta voce, quella della categoria Special. Tutti e quattro gli sfidanti, infatti, dovranno confrontarsi su uno stesso piatto, il protagonista di quella puntata, così da rendere la gara tra loro sempre più diretta e intensa, senza esclusione di colpi. In palio per il vincitore di ciascuna puntata, l’ambitissimo titolo di miglior ristorante e un contributo economico da investire nella propria attività. Il programma è stato realizzato nel pieno rispetto della sicurezza dei partecipanti e delle normative relative alle misure di contenimento del contagio da Virus Sars- Cov2 come da DPCM vigenti durante le registrazioni. ALESSANDRO BORGHESE 4 RISTORANTI è in onda dall’8 dicembre ogni martedì in prima serata su Sky Uno e sempre disponibile on demand, visibile in mobilità su Sky Go e in streaming su NOW TV. |
Nel senso che…
“... Un ristorante con 60 coperti, che si adegua con cucina a vista, dipendenti dotati di guanti e mascherine, un livello di sala e camerieri molto alto…. Quasi quasi io, Alessandro Borghese, preferisco andare a mangiare lì piuttosto che ordinare un delivery che non so dove l’hanno cucinato e chi lo ha fatto, non so chi l’ha portato e come. Sono due pesi e due misure... Però non è una scelta mia. In questo periodo posso dire che per fortuna le attività audio-televisive vanno avanti (da Kitchen Duel a Kitchen Sound sempre su Sky, così come Alessandro Borghese 4 Ristoranti, ndr). Però ho il 60% dell’azienda chiusa”.
“E’ complicato. A me spiace sentire tanti colleghi che non riapriranno più - sottolinea Alessandro Borghese - E mi spiace pensare al fatto che probabilmente non anticiperò più io la cassa integrazione perché, per quanto voglia, non lo posso fare in eterno. Ma ahimé, se andiamo a considerare il 2020, forse abbiamo fatto due mesi di lavoro effettivo nell’arco dei dodici e le difficoltà sono davanti agli occhi di tutti quanti. Stiamo a vedere che cosa succede...”.
La tua Napoli in questi giorni ha pianto Maradona. Ci racconti un ricordo di Diego?
“E’ legato a papà, che era napoletano e tifoso di quella squadra con il Pibe de Oro, Careca, Alemao, Bagni… Vedevo le partite. Io non sono un appassionato, lui sì. Sono andato a vedere Maradona al San Paolo con mio padre, assieme a Ferlaino quando ero piccolo e una volta allo Stadio Olimpico: Napoli-Juventus e Roma-Napoli se non sbaglio. Sono quelle icone che rimangono nel mito anche se non sei un appassionato di calcio. Poi, per me in quel periodo l’idolo era Ayrton Senna”
Un piatto dedicato a Maradona..
“Andrei sulla cucina partenopea. Ma più sul discorso della pizza, perché lui era un uomo del popolo. Quindi niente piatti sofisticati. Un bel calzone ripieno o una pizza a portafoglio”
Il Maradona degli chef….
“Sarà il mio caro amico Gennarino Esposito, visto che è napoletano”.
Ma… “Il numero 10 sono io”, aggiunge sorridendo.
Questa edizione di Alessandro Borghese 4 Ristoranti ha ovviamente dovuto confrontarsi con le restrizioni legate alla pandemia di covid. “Abbiamo dovuto fare un sacco di lavoro autoriale, oltre a tante carte burocratiche per poter registrare in tanti luoghi e ristoranti", racconta nel corso di incontro su Zoom con alcuni giornalisti. Ad esempio “non potendo portare i concorrenti a bordo del furgone, perché altrimenti è assembramento, sono andato io da loro. Quindi mi sono recato al primo ristorante dove mi attendevano tutti". Piccoli cambiamenti… “come ovviamente non poter mangiare più tutti dallo stesso piatto”. E questo “dal punto di vista del mio peso forma non sta andando tanto bene, perchè vuol dire portarmi un assaggino di tutte le portate degli altri concorrenti. Funziona per quanto riguarda l’andamento del programma, ma ne vengo fuori abbastanza affaticato”, dice sorridendo.
Il tavolo del confronto… “rimane lo stesso, un po’ più distanziati però poi alla fine abbiamo capito che – non potendoli mettere assieme nel furgone dopo essersi allegramente detti che ‘il loro ristorante vale zero’ o cose simili – abbiamo scoperto che se li lasciamo al tavolo a darsele di santa ragione, funziona lo stesso. Anzi sono ancora più caldi. Quindi io li abbandono lì, fumanti per quello che si sono detti, e li attendo davanti al ristorante del vincitore”
Poi con i ristoranti che chiudono alle sei del pomeriggio “abbiamo fatto pranzi anziché cene. Non possiamo registrare come eravamo abituati fino alle dieci-undici di sera, ma anticipiamo tutto”.
Scambi di battute al vetriolo tra concorrenti… Borghese ricorda: “A’ bello, io non so’ ne panna né crema, ma se ma fai arrabbià’ al tavolo del confronto dopo tre giorni e mezzo di silenzio nella puntata in Ciociaria". Il primo episodio di Alessandro Borghese 4 Ristoranti sarà a Milano in delivery.. “Non sono io che vado al ristorante, ma scelgo delle location: terrazza, loft… e poi ci sono i 4 ristoranti che fanno il delivery. Ci facciamo mandare il cibo a casa. Ovvio che io visito i ristoranti, poi chiamiamo da casa e ordiniamo dalla lista. Sarà divertente”
Un Borghese più buono edizione dopo edizione? “No, sono gli altri che sono diventati talmente cattivi... Io devo fare da Cicerone, che porta in giro, racconta… Poi fanno tutto loro, ogni tanto mi metto anche un po’ paura. Quando vado in cucina do dei consigli. Se trovo mezzo dito di grasso dentro la cappa glielo faccio vedere, ‘guarda questo magari potrebbe gocciolare sui piatti che poi servi, poi me lo devo mangiare io. magari è il caso di dare una pulita….’ Perché spesso i padroni dei ristoranti non sanno quello che fanno i cuochi in cucina, se non sono chef patron del loro ristorante”.
Una tendenza che Borghese vorrebbe seguire con 4 Ristoranti… “Avevo preso il filone della ristorazione italiana all’estero perché mi dava veramente tanto. Avevo programmato una doppietta negli Stati Uniti. Volevo vedere i ristoranti dove avevo lavorato io: San Francisco e New York, le due coste. Ma ovunque, anche in Groenlandia. L’italiano con il ristorante è in qualunque parte del mondo, quindi le possibilità dell’estero sono infinite. E all’estero dà il meglio di sé perché è campanilista. La puntata che avevo fatto a Monaco è memorabile...."
Come sarà il Natale di Alessandro Borghese? “Lo trascorrerò a casa con le mie figlie, mia moglie e con pochi-pochi-pochi parenti. Quella è l’unica cosa buona che hanno fatto”, scherza. “Chi cucinerà? Io, perché voglio mangiare”, dice ridendo. Un piatto che… per te fa Natale? E qui spiazza tutti: “L’insalata ‘di rinforzo’. Si fa per tradizione, ma nessuno se la mangia. Invece io sì”
Da figlio d’arte (la mamma è Barbara Bouchet) Alessandro Borghese ha mai pensato di cimentarsi in altri campi, magari come attore? “Quando mi chiamerà Martin Scorsese sarò pronto. Anzi, mi piacerebbe fare un film con Quentin Tarantino dove faccio il cuoco assassino”, racconta ridendo. Il piatto assassino di Borghese… “con una grande citazione dei Monty Phtyon, il salmone (vedi il film ‘Il senso della vita, ndr)”. E ricorda… “Scorsese è stato a casa nostra, io ci ho cenato quando ero ragazzino. Tarantino non l’ho conosciuto. Mia madre ci ha lavorato a Los Angeles”.
ALESSANDRO BORGHESE 4 RISTORANTI, PRIMA PUNTATA DI MILANO
Nella prima puntata, chef Borghese anima una gara speciale tra i ristoratori alla ricerca del miglior ristorante con delivery di Milano. Da anni, proprio nel capoluogo lombardo, una delle tendenze più diffuse in fatto di ristorazione è proprio quella di degustare i piatti e assaporare l’atmosfera del ristorante fuori dal ristorante, magari all’interno delle abitazioni, con l’idea di cucina del ristorante prescelto che viene comodamente trasportato in un sacchetto. A contendersi il titolo ci sono: Rosalba con Potafiori, Andrea con Il Liberty Milano, Umberto con Slow Sud – Ristorante Terrone e, infine, Emmanuele con Maison Milano. In questa prima puntata la categoria special è il packaging.
Come da tradizione, ogni pasto è preceduto dalla scrupolosa ispezione dello chef Borghese della cucina del ristorante. Lo stesso accade nel corso di questa prima puntata particolare. Tutto viene osservato nei minimi dettagli, per un’analisi scrupolosa che prosegue poi anche durante il pasto, concentrandosi sul personale di sala, messo alla prova su accoglienza, servizio al tavolo, descrizione del piatto e del vino. Solo alla fine si scopre il giudizio di chef Borghese, che con i suoi voti può confermare o ribaltare l’intera classifica.
I RISTORANTI DELLA PUNTATA:
POTAFIORI (Porta Romana): Rosalba (50 anni) viene da Bergamo, ma a Milano ha trovato la sua vera dimensione. È conosciuta come “Cantafiorista” perché nasce come cantante e poi diventa fiorista, infatti nel suo locale si può mangiare ma anche acquistare fiori e sentirla cantare: chi ordina riceve un QR code personalizzato con annessa serenata. La cucina di Potafiori segue la tradizione ma “sotto mentite spoglie”: ci sono piatti semplici ma serviti su piatti speciali. Il delivery di Potafiori, il Potabox, viene consegnato da collaboratori muniti di “grembiulone” che utilizzano un furgone e un motorino brandizzati. Il packaging è biodegradabile e presenta scatoline bianche chiuse con la corda.
IL LIBERTY MILANO (Porta Nuova): Andrea (49 anni) è il titolare e lo chef. Nato da mamma ferrarese e papà siciliano, ammette di non essere un capo facile. La sua cucina è italiana e risente dell’influenza della cucina casalinga della mamma. La proposta di delivery de Il Liberty Milano corrisponde quasi in toto al menù che si trova al ristorante. Il packaging con cui viene effettuata la consegna è lineare, con un foglio di istruzioni per riscaldare, impiattare e servire il cibo. Il packaging è per il 70% sostenibile, fatto di materiale di recupero e senza plastica. I sacchetti con il logo del ristorante sono di carta, quadrati e performanti per agevolare il trasporto e tenere il contenitore dritto.
SLOW SUD – RISTORANTE TERRONE (Duomo): Umberto (33 anni) è il titolare e lo chef. Il suo locale è aperto dal 2011, ma lui ha iniziato questa avventura nel 2015. Oggi il ristorante è gestito da cinque soci, tutti giovani e del sud. La cucina è fatta di piatti della tradizione siciliana e pugliese e il delivery rispecchia appieno “il loro essere terroni”. Per ordinare si va sul sito o si procede per telefono e il cibo viene consegnato con dei pacchettini su cui campeggiano il logo, la grafica del ristorante e il nome del piatto ordinato. Per il packaging Umberto ha scelto vaschette appositamente di alluminio, come quelle che danno le nonne la domenica. Sono pratiche perché se avanza qualcosa si può conservare il cibo per poi riscaldarlo il giorno dopo.
MAISON MILANO (Zona Abbiategrasso): Emmanuele (39 anni) è figlio d’arte: il padre è il noto pasticcere milanese Cucchi e la mamma la cantante Anna D’Amico. È lo chef di un vero e proprio show restaurant, in cui la cena viene accompagnata da giochi e balli. La sua cucina “interattiva” viene applicata anche al delivery: sul sito oltre al cibo si possono infatti prenotare anche diverse esperienze come il kit barman, un corso in diretta, e il kit seduzione, utile per organizzare una cena afrodisiaca. Il delivery viene consegnato dai dipendenti stessi vestiti in modo elegante. Il packaging è studiato per evitare sballottamenti. Non viene usata la plastica bensì la carta di canapa riciclata, che può essere buttata dopo l’utilizzo.