Spettacoli

Ascolti Tv, Arrivederci Ora o Mai Più, docudrama sulla volubilità del Successo

Marco Zonetti

Con la vittoria di Paolo Vallesi chiude la seconda stagione di Ora o Mai Più, che invece delle meteore finisce per rilanciare i loro illustri coach

Ora o Mai Più ha visto ieri chiudere i battenti della sua seconda edizione, scaraventata dal venerdì sera estivo al prime time del sabato invernale contro la corazzata C'è Posta per Te, riuscendo a reagire egregiamente alla concorrenza di Maria De Filippi e salvando le castagne dal fuoco a Rai1.

Ottimo padrone di casa, Amadeus ha tenuto a bada i "capricci" degli otto coach e delle otto "meteore" da recuperare, in primis quelli di Rettore e Donatella Milani, il cui più grande e unico successo Volevo Dirti la rappresenta appieno, avendo voluto dire di tutto e di più e anche troppo. 

Difficile sistemare otto mostri sacri della canzone italiana allo stesso tavolo ogni settimana, eppure Amadeus e gli ideatori del programma (Carlo Conti e Pasquale Romano) ci sono riusciti, facendo riscoprire  al grande pubblico non tanto i concorrenti in lizza per una seconda possibilità, quanto invece gli stessi "coach", autentici protagonisti del programma rispetto a chi ha ballato una sola estate, complice l'approdo in superficie dei loro lati comici e di quelli bizzosi o vulnerabili.

In questo Meteore che incontra Tale e Quale Show che incontra I Raccomandati si assiste alla rappresentazione della volubilità del Successo e delle sue imperscrutabili ragioni che la ragione non conosce. Perché Barbara Cola dopo il successo di Sanremo 1995 a fianco di Gianni Morandi è svanita nel nulla? E com'è possibile che Silvia Salemi, lanciatissima negli anni Novanta e con look e doti canore in regola, sia scomparsa nel nulla? E perché per lo stesso Paolo Vallesi, uscito trionfatore di questa stagione di Ora o Mai più sotto l'ala protettrice della prorompente Ornella Vanoni, il telefono smise improvvisamente di squillare? 

Ora O Mai Più più che un talent show sui generis diviene dunque docudrama, tra il sadico e il condiscendente, tra il serio e il faceto, con un alone di tragedia di fondo: gli otto concorrenti della prima edizione in cerca di un riscatto sono tornati presto nel dimenticatoio, a eterna riprova che il treno del successo è, per alcuni, come quello di Azzurro, e all'incontrario va, e che l'unico elemento immortale è la massima di Orazio, Carpe Diem, nel mondo dello spettacolo come nella vita.

L'elemento peculiare è che, invece di rilanciare i concorrenti in gara, Ora o Mai Più finisce per farci riapprezzare Toto Cutugno, grande artista che ha fatto ancor più grande l'Italia nel mondo e  ingiustamente bistrattato per anni (da recuperare assolutamente la sua intervista a cuore aperto a Marco Marra nel programma La mia Passione, presto in arrivo con una nuova serie su Rai3) e il geniale Gianni Bella, il cui talento non è mai stato celebrato come meritava. Finisce per svelarci una Marcella inedita, per confermare il talento comico della Vanoni e di Orietta Berti, per riaccendere i riflettori sul "magnifico delirio" di Rettore, per evidenziare la semplicità di Faustino Leali, per farci apprezzare un Red Canzian "giudice tecnico" nonché tombeur de femmes, per ritornare giovani con l'immutabile Brunetta dei Ricchi e Poveri affiancata dall'immutabile Angelo

Paradossalmente, dunque, Ora o Mai Più diventa l'ennesima declinazione di Techetechetè, celebrando un passato glorioso e spensierato (della Rai e del Paese) e mettendolo al confronto con un presente incerto e volubile come la fama degli otto personaggi in cerca di una seconda chance, e che finiscono loro malgrado per essere surclassati nuovamente dal confronto con i loro mentori illustri. Perché in fondo la cosa che interessa al pubblico - e i perfidi autori lo sanno - non è il ritorno nelle classifiche di questa o di quella meteora, bensì gli "scazzi" (veri o falsi) tra i coach in una sorta di di Nonni di Amici di Maria De Filippi,  già citata in apertura di articolo, autentico convitato di pietra di ormai tutti i varietà della TV generalista, Rai o Mediaset essi siano, ora, e di questo passo, probabilmente per sempre.