Spettacoli
Cristina D’Avena:"Covid, la musica non può cambiare. Giappone? Ce l'ho dentro"
Dalle sigle dei cartoni al coronavirus, fino al suo speciale rapporto con Tokyo: intervista alla cantante che fa emozionare diverse generazioni di italiani
Abbiamo parlato di recente di cartoni animati e della loro importanza come ponte socio-culturale verso il Giappone, ma non si può parlare di anime in Italia senza citare Cristina D’Avena, che a tantissimi di questi ha regalato sigle stupende, ancora cantate e conosciute a memoria da migliaia di giovani. Ex bambina prodigio, quasi 40 anni di carriera, attrice, presentatrice ma soprattutto cantante, passata dallo Zecchino d’Oro ai Dischi d’oro, Affaritaliani.it l’ha intervistata per parlare di Giappone e non solo.
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Cristina, per prima cosa, ti chiedo come stai e come hai passato questi ultimi mesi.
Sono stati mesi particolari, come per tutti. Ho cercato di avere più rapporti possibile con il mio pubblico perché mi mancava da morire. Per noi musicisti è stata una cosa improvvisa, da un giorno all’altro abbiamo dovuto chiudere i battenti: una sera ho tenuto un concerto e il giorno dopo mi hanno annullato tutti i successivi. Io poi che ne faccio tanti e ho un rapporto importante con il mio pubblico mi sono trovata molto in difficoltà, proprio a livello emozionale. Allora ho fatto tantissime dirette sui social, e questo mi ha dato la possibilità di mantenere il legame. Dopo il lockdown, invece, ho cercato di fare tutto quello che potevo, soprattutto attività all’aria aperta. Avevo una voglia incredibile di camminare: io cammino tantissimo, mi piace molto e non ne potevo più di stare chiusa in casa, così adesso mi faccio delle camminate infinite al parco.
E hai già ripreso a fare concerti?
Purtroppo no. Si potrebbero fare, ma limitando il pubblico a un numero talmente ristretto che gli impresari non rientrerebbero nelle spese, perciò in questo momento facciamo quello che possiamo, piccole cose, piccoli eventi, sempre rispettando tutte le regole, cercando di stare attenti a qualunque dettaglio, ma ammetto che è tutto abbastanza difficile.
Come credi che cambierà o dovrà cambiare il mondo della musica per adattarsi a questa situazione?
Io mi auguro che il mondo della musica non cambi, che la nostra musica rimanga tale e che saremo noi, piano piano, a tornare alla normalità, perché la musica senza pubblico e i concerti senza l’adrenalina e l’energia del pubblico sono impensabili. Quindi io mi auguro che, facendo mille sacrifici e rispettando le regole, piano piano si possa tornare alla vita di prima, perché la musica ha bisogno di vivere le emozioni. Questo è un lavoro diverso da tutti gli altri, chi fa musica ha bisogno di esprimersi sul palco, di condividere emozioni con il pubblico. Non può cambiare la musica, assolutamente no.
Tornando alla tua attività social, ultimamente hai pubblicato dei post in collaborazione con l’Ente Nazionale del Turismo Giapponese: cosa ci puoi dire di questo tuo viaggio virtuale?
Che lo trovo un progetto super interessante, perché il Giappone è un posto meraviglioso. Io purtroppo non ci sono ancora stata perché ultimamente ho qualche problema con gli aerei. Ho sempre volato per viaggiare, ma a un certo punto mi è successa una cosa molto brutta: sono rimasta chiusa in un ascensore, per tanto tempo, al buio, pensavo davvero di morirci dentro, e da quel momento non riesco più a stare in spazi chiusi. Sto cercando piano piano di sbloccarmi da questa paura, perché altrimenti mi perdo tante cose che magari in questo momento non sarebbe possibile fare ma sono comunque interessanti. Quando però non avremo più questi limiti sicuramente il Giappone è una delle prime mete che mi sono prefissata.
E più in generale qual è il tuo rapporto col Giappone?
Essendo io una cantante veramente cresciuta con i manga, ho avuto modo di conoscere tantissimi giapponesi, persone con cui ho molta sintonia ed è stato bello avere a che fare. Perciò tengo molto a questa collaborazione, e invito tutti appena possibile a visitare il Giappone. Io l’ho conosciuto attraverso i cartoni e i racconti degli amici che lo hanno visitato. Non essendoci stata, mi documento come posso, ma ad avvicinarmi di più sono state le sigle dei cartoni, e grazie a loro posso dire che un po’ di Giappone ce l’ho dentro. Anzi, avendo interpretato Licia, un po’ giapponese mi sento!
Cristina D'Avena e Pasquale Ficinelli come Licia e Mirko
A proposito di sigle, qual è la tua preferita o il cartone animato a cui sei più legata?
Sicuramente Licia, perché è stato un po’ il mio primo cartone. Non in assoluto, io sono nata con Bambino Pinocchio e soprattutto I Puffi, il mio primo disco d’oro, 500mila copie vendute. Ma è interpretando Licia che il pubblico mi ha conosciuta veramente, ha iniziato ad affezionarsi al personaggio, che poi ero io, e da lì è iniziata la mia carriera. Ma sono legata anche a Mila e Shiro, all’Incantevole Creamy… di recente un fan mi ha regalato la bacchetta di Creamy, ed è una favola.
Quindi non solo le sigle, ti piacciono molto anche questi accessori?
Sì, io andrei in Giappone anche per visitare i negozi che espongono questi oggetti da collezione! Mi hanno raccontato cose pazzesche, accessori di qualità impareggiabile, e agli amanti e dei cartoni animati dico: andateci al volo, e appena riuscirò a vincere questa paura scapperò con voi, proprio per appagare questa voglia di calarmi nei miei cartoni animati. Per esempio, ho anche lo scettro di Sailor Moon, un altro dei miei cartoni preferiti, ed è meraviglioso: me l’ha regalato un fan, lo tengo lì e guai a chi me lo tocca, perché non c’è in Italia, l’originale lo trovi solo nei negozi giapponesi.