Esteri
Afghanistan, dialogo Putin-occidente. I talebani riavvicinano Mosca all'Europa
Con il ritiro degli Stati Uniti Macron, Merkel e Draghi guardano alla Russia per risolvere la crisi di Kabul. E il premier italiano cerca anche Xi Jinping
Con gli Stati Uniti in ritirata, la Russia avanza. Non solo, e non tanto direttamente sul territorio in Afghanistan, quanto a livello diplomatico e con lo sguardo rivolto verso occidente oltre che verso l'Asia centrale e meridionale. La caduta di Kabul e la presa di potere dei talebani sta consegnando un'importante opportunità a Vladimir Putin per provare a tornare a tessere la tela dei rapporti con l'Europa e, più difficilmente, con gli Stati Uniti. Da Emmanuel Macron ad Angela Merkel fino a Mario Draghi, tutti i leader dei principali paesi dell'Unione europea si stanno in questi giorni intrattenendo in approfondite conversazioni con il presidente russo, riconoscendo a Mosca un ruolo fondamentale per la gestione della crisi afgana.
I TALEBANI SMORZANO LA TENSIONE TRA PUTIN E OCCIDENTE
Era tutt'altro che scontato, dopo la conferma delle sanzioni economiche a Mosca e lo scontro frontale tra Putin e Joe Biden dopo che quest'ultimo gli aveva dato dell'"assassino" in un'intervista televisiva. Il vertice tra i due vecchi nemici, protagonisti di una rivalità che va avanti dai tempi della guerra in Crimea e della presidenza di Barack Obama, aveva parzialmente riavviato un canale di dialogo rimasto però per lo più ostruito. Il gasdotto Nord Stream 2 e le manovre russe nel Baltico, la partnership con la Cina in procinto di diventare una alleanza più strutturata, le accuse di azioni di spionaggio e di veicolamento di fake news online. Il menù dello scontro era e resta ancora molto ricco.
MACRON GUARDA ALLA RUSSIA PER L'AUTONOMIA STRATEGICA UE
Eppure, per cercare di sistemare almeno parzialmente le cose in Afghanistan, l'Europa sa che non può più fare a meno della Russia. Lo ripetono un po' tutti. Il primo a telefonare a Putin dopo la caduta di Kabul è stato Emmanuel Macron, vale a dire il primo (e forse unico) sostenitore della creazione di una vera e propria politica estera europea. Lui la chiama "autonomia strategica". Un'autonomia nella quale si immagina il coinvolgimento diretto anche della Russia, per rompere l'abbraccio di Mosca con Pechino e farla tornare a sedere al tavolo dell'occidente.
ANGELA MERKEL E IL PRAGMATICO DIALOGO CON MOSCA
Un'antica sostenitrice del dialogo con la Russia è Angela Merkel, che si è sempre approcciata in modo pragmatico a Putin. I due si conoscono benissimo, visto che sono entrambi al potere da oltre tre lustri, e hanno sviluppato un rapporto anche personale. D'altronde, la cancelliera non ha esitato a dare il via al progetto del Nord Stream 2, il gasdotto odiato da Washington sul quale la Casa Bianca non ha smesso di minacciare sanzioni. Nei giorni scorsi, Merkel è stata per l'ultima volta in visita al Cremlino. E il contenuto dell'incontro bilaterale è stato particolarmente significativo.
"L'Afghanistan sia da lezione, non si può esportare la democrazia, non si può imporre i propri modelli su popoli che hanno altre tradizioni". La sentenza di Putin, che è stato in generale moderato nel suo giudizio sulla fine della missione americana a Kabul, è forte e ha un messaggio implicito forte: Washington non può pensare che il suo è l'unico modello possibile, ma deve accettare che il mondo del nuovo millennio si basa su un'architettura multilaterale asimmetrica dove le sfere di influenza sono variegate e compenetrabili. Merkel non ha smentito quanto detto da Putin, gli ha anzi chiesto di utilizzare la sua influenza per fare presa sui talebani. "Chiedo alla Russia d'interagire con i talebani in modo che non ostacolino la consegna degli aiuti umanitari Onu", ha precisato la cancelliera. Putin l'ha ringraziata per "questi 16 anni di lavoro" e ha assicurato che in Russia sarà "sempre la ben accetta", la cancelliera ha in cambio chiarito che la mancanza di dialogo tra i due paesi "non è un'opzione", nonostante le molte differenze odierne.
ANCHE IL GOVERNO DRAGHI SPINGE PER IL DIALOGO CON LA RUSSIA
Ma anche l'Italia vede di buon occhio, anzi ottimo, l'inclusione della Russia nel dialogo sull'Afghanistan. D'altronde il nostro paese ha la presidenza di turno del G20 e punta proprio su quella piattaforma per portare avanti il discorso, più che sul G7. Lo stanno ripetendo un po' tutti negli scorsi giorni, dal premier Mario Draghi al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Oltre ai paesi del G7, serve coinvolgere maggiormente anche Russia, Cina e India, è la tesi del nostro esecutivo. Una tesi portata avanti anche nei fatti, vista la telefonata dei giorni scorsi tra Draghi e Putin.
La Russia, d'altronde, ha tutto l'interesse di mostrare un volto responsabile sull'Afghanistan. La presenza statunitense sul territorio, seppur fastidiosa a livello retorico e di influenza geopolitica, aveva il vantaggio di stabilizzare almeno in parte un paese che è considerato molto importante da Mosca. Non solo per i trascorsi storici, ma anche per la sua collocazione geografica, limitrofo alle ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. Si tratta di paesi a maggioranza musulmana e Mosca ha molto a cuore la loro stabilità. I rapporti con i vari Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Turkmenistan sono considerati strategici dal Cremlino, che è il principale partner difensivo e politico di questo gruppo di paesi. E non può permettersi che l'ascesa dei talebani possa portare instabilità.
ALLA RUSSIA CONVIENE IL DIALOGO CON L'OCCIDENTE. E DRAGHI CERCA ANCHE XI JINPING
"Come possiamo sapere chi sono i rifugiati che arrivano in Asia centrale? Saranno forse migliaia, o centinaia di migliaia, o addirittura milioni: noi non abbiamo restrizioni sui visti con i nostri più stretti alleati e vicini, e il confine è lungo mille chilometri. Qualcuno può arrivare dalle steppe, a bordo di un'auto o anche di un asino. Che si può fare? Non vogliamo vedere di nuovo qui alcuni militanti travestiti da rifugiati. Non vogliamo che la situazione che si è verificata negli anni '90 e a metà degli anni 2000 si ripeta", ha detto Putin durante nei giorni scorsi. Ecco perché anche alla Russia conviene un dialogo con Europa e occidente in generale. Non a caso, lo stesso Putin ha dichiarato che "Russia, Stati Uniti e Ue devono fare di tutto per normalizzare la situazione in Afghanistan".
Una situazione che fa gioco ai piani sul G20 di Draghi, che ora sta provando a dialogare anche con il presidente cinese Xi Jinping. Nei giorni scorsi Di Maio ha avuto un colloquio preparatorio con l'omologo Wang Yi, poi dovrebbe toccare ai leader politici. Sull'Afghanistan non si può più dialogare solo con gli Usa.