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Attentato a Trump, dubbi sulla sicurezza: "Il cecchino non è stato fermato"
Cecchini

Attentato a Trump, dubbi e polemiche sulla sicurezza. I testimoni: "Avevamo segnalato il cecchino, perché non lo hanno fermato?"

Il mondo è ancora sotto choc dopo che nella notte italiana l’ex presidente Donald Trump è stato vittima di un attentato. Anche se il killer, un 20enne americano, è stato neutralizzato, infatti, le prossime ore saranno cruciali per rispondere ad alcune domande ancora senza risposta. Prima tra tutte come abbia potuto Thomas Matthew Crooks posizionarsi indisturbato su un tetto a poche centinaia di metri dal comizio dell'ex presidente degli Stati Uniti. E ancora, come abbia fatto a portare con sé un AR-15 senza essere notato, e perché non sia stato fermato, nonostante alcuni video lo riprendano chiaramente mentre prende la mira, prima di sparare.

LEGGI ANCHE: Usa, spari al comizio di Trump: l'ex presidente ferito a un'orecchio. VIDEO

Attentato a Trump, l’arma con cui il killer ha colpito l’ex presidente

L'AR-15 è un fucile semi-automatico progettato nel 1957. Attualmente la Colt usa il termine AR-15 per indicare i suoi fucili semiautomatici per uso civile, e per estensione viene usato per indicare armi simili vendute da altri produttori. Il calibro è il 5,56 NATO. L'unica differenza tra con quello militare è che mentre l'M-16 può sparare sia un colpo singolo che una raffica continua, l'AR-15 spara singoli colpi ogni volta che viene premuto il grilletto anche se può essere modificato per sparare raffiche continue. Fino all'inizio della presidenza Biden, era in commercio un kit da 99 dollari che lo modificava da semi automatico ad automatico. I due 'mitra' sparano colpi fino all'esaurimento del caricatore (da un minimo di 5 ad un massimo di 100 proiettili).
Essendo un'arma semiautomatica, l'AR-15 non è un fucile 'da cecchino'. I tiratori scelti preferiscono fucili a colpo singolo, di calibro maggiore e con ottiche di mira che li rendono letali anche a grandi distanze. Nell'attentato, l'uomo avrebbe sparato da circa 150 metri, distanza assolutamente adeguata al fucile che aveva in mano. È mancata la precisione perché è impossibile mantenere la mira quando si sparano colpi in rapida successione.

Attentato a Trump, come funziona il servizio di sicurezza: le falle

Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, il Secret Service ha il compito di tutelare il presidente, la first lady ed alcune personalità, compreso il candidato sfidante. La protezione inizia molto prima di un evento pubblico, come un comizio o il bagno di folla. Vengono valutate minacce, è studiata la presenza in zona di elementi potenzialmente pericolosi – magari scoperti perché hanno postato oppure detto qualcosa -, c’è un’analisi di teatro. Un’indagine nel quale è subito entrata l’FBI.

Nella zona dell’incontro sempre il Secret Service schiera il Counter Sniper team (per rispondere a un cecchino), il Counter Assault team (per contrastare un pericolo ancora maggiore) e uno stuolo di guardie del corpo. In queste ore sono sorte polemiche sulla mancata sorveglianza dell’area circostante al podio. Molti esperti – ex funzionari – hanno sottolineato che era necessaria una ricognizione attenta sugli edifici vicini allo spiazzo, in quanto rappresentavano un punto di tiro scontato. Non è ancora chiaro come l’attentatore sia riuscito a salire sul tetto senza essere visto. Qualcuno tra la folla si è accorto della presenza, però era tardi. 

GUARDA IL VIDEO

 

Secondo quanto riportato dall'agenzia Reuters, Ben Maser - un saldatore 41enne - ha raccontato che si trovava fuori dal perimetro del comizio, ascoltando Trump, quando ha notato due agenti che sembravano cercare qualcuno. Anche lui, a quel punto, ha iniziato a scrutare l'area. Una persona intervistata dalla Bbc, riporta ancora il Corriere della Sera, ha detto di aver visto l'uomo armato e di aver cercato senza successo di allertare la polizia e i servizi segreti. "Abbiamo notato il tizio che si arrampicava sul tetto dell'edificio accanto a noi, a 150 metri di distanza", ha raccontato Greg Smith. "Aveva un fucile, si vedeva chiaramente un fucile. Lo stavamo indicando, la polizia era a terra e noi dicevamo: 'Ehi, amico, c'è un tizio sul tetto con un fucile'... e la polizia non sapeva cosa stesse succedendo".

Gli agenti, dopo la sparatoria, hanno fatto da scudo a Trump, si sono messi in cerchio abbracciandolo. Le immagini diffuse dalle tv, ad un certo punto, hanno mostrato l’uomo politico ben visibile e scoperto. Situazione a rischio nel caso ci fosse stato un secondo attentatore mescolato tra gli astanti, a pochi metri. Ancora peggio se avesse tirato un ordigno rudimentale. Nessuno, a parte, un agente solitario si è messo davanti al podio, rimasto accessibile almeno ad un fotografo. L’evacuazione – rimarcano ancora gli esperti, come sottolinea l’Agi – non è stata rapida, a tratti è parsa confusa.

Usa, attentato a Trump: la Camera chiama il capo del Secret Service a testimoniare

Il comitato di sorveglianza della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, guidata dai repubblicani, ha convocato la direttrice dei Secret Service, Kimberly Cheatle, a testimoniare in un'udienza prevista per il 22 luglio in relazione all'attentato a Donald Trump. "Gli americani chiedono risposte sul tentato assassinio del presidente Trump", ha affermato il gruppo in una dichiarazione su X, sottolineando che la presenza di Cheatle è volontaria.






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