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Esteri
Biden è in un cul de sac: Gaza gli fa perdere la Casa Bianca. Dem su Newsom?
Joe Biden

Usa 2024, Biden perde anche l'elettorato arabo-musulmano col conflitto Israele-Gaza

Joe Biden è finito in un cul de sac dal quale sembra difficilissimo uscire. Manca ancora un anno alle elezioni presidenziali del 2024, ma quella che negli Stati Uniti chiamano "sindrome di Jimmy Carter" sembra averlo già colpito. Biden rischia di diventare il primo presidente democratico dai tempi di Carter a non venire rieletto per un secondo mandato. Sarebbe un fallimento di portata storica per lui e per i democratici, che non a caso iniziano a guardarsi intorno a causa di un bilancio politico della presidenza Biden che da deficitario rischia di diventare tragico.

Per una volta, ci si mette anche la politica estera a inguaiare i piani di un candidato statunitense. Quello che il rivale Donald Trump ha malignamente ribattezzato Sleepy Joe ha fatto diverse scelte logiche, sulla carta. Ma nella pratica sta creando diversi problemi a se stesso e agli Stati Uniti. In uno scenario internazionale già complicato a causa della rottura intransigente con la Russia sulla guerra in Ucraina e le tensioni con la Cina, si è aggiunto il nuovo conflitto tra Israele e Gaza.

Un fronte su cui Biden le sta prendendo da destra e sinistra. C'è chi lo critica per avere una posizione troppo filoisraeliana, indulgente con una reazione andata forse al di là del diritto di autodifesa dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. E poi c'è chi invece ritiene sia troppo timido nel suo sostegno a Israele, storico partner della diplomazia statunitense. Il balletto rischia di fargli perdere una valanga di consensi anche all'interno del suo partito.

Tra i democratici sono in tanti che vorrebbero sentire Biden parlare di "cessate il fuoco". Biden si è invece limitato a provare a ritardare l'offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, ponendo peraltro in dubbio il bilancio delle vittime facendo arrabbiare molti, anzi moltissimi. Compreso l'elettorato arabo-musulmano, che tradizionalmente premia i democratici e che nel 2020 lo aveva votato in circa due casi su tre dopo le tante uscite e mosse non certo favorevoli al mondo musulmano operate da Trump.

Troppi fronti per gli Usa, Biden regala spazio alla Cina

Quel capitale Biden lo sta disperdendo sostenendo militarmente Israele e con prese di distanza giudicate troppo timide rispetto al governo di Benjamin Netanyahu. Dall'altra parte, invece, i Repubblicani hanno gioco piuttosto facile a contestare Biden per il suo sostegno non convinto di Israele, sostenendo peraltro quello che avevano già sostenuto in occasione dell'invasione dell'Ucraina operata da Vladimir Putin: "I nemici agiscono e attaccano perché percepiscono che gli Usa con Biden sono deboli".

Attenzione anche alle conseguenze strategiche, visto che con Biden si sono aperti tanti fronti. Forse troppi, persino per l'esercito più potente del mondo come quello degli Usa. Dopo l'Ucraina, ecco il Medio Oriente. Il potenziale allargamento del conflitto a Libano, Siria e Iran è visto come un incubo. Non solo perché costringerebbe gli Usa a un ingresso in prima persona, ma anche e soprattutto per l'effetto a catena che rischia di innescare.

La conseguenza più probabile potrebbe infatti essere quella di dover mettere in secondo piano il teatro dell'Asia-Pacifico, che invece è quello che al Pentagono giudicano prioritario. Ciò potrebbe lasciare parzialmente campo libero alla Cina. D'altronde, la coperta non sarà così corta ma non può nemmeno essere infinita. Dover sostenere le difese dell'Ucraina e quelle di Israele potrebbe far perdere qualche posizione alle necessità degli alleati asiatici.

Non a caso, Taiwan, Giappone e Filippine osservano con attenzione sperando che Hezbollah non entri nel conflitto. La Cina sta peraltro tentando di capitalizzare sul piano politico la sua posizione di presunta imparzialità sui vari conflitti. Il richiamo immediato alla soluzione dei due stati dopo gli attacchi di Hamas l'hanno distinta dagli Usa ed è piaciuto a molti dei paesi del cosiddetto Sud globale. 

Usa 2024, i Democratici pensano a Gavin Newsom

Anche per tutte queste ragioni, i democratici stanno iniziando a guardarsi intorno sul serio. Nulla è deciso e Biden resta ufficialmente l'unica opzione. Ma c'è chi si sta convincendo che per avere una chance di mantenere la Casa Bianca bisognerebbe cambiare cavallo. E in tal senso sembra guadagnare posizioni il governatore della Californa Gavin Newsom.

Nelle scorse settimane, Newsom è volato prima a Israele e poi in Cina. Incontrando persino il presidente Xi Jinping, prima di Biden che dovrebbe vederlo il 15 novembre a San Francisco, vale a dire sempre a casa di newsom, durante il summit della Cooperazione Economica Asia-Pacifico. Non solo: Newsom è stato ricevuto con tutti gli onori, mentre nei mesi scorsi Xi aveva evitato di incontrare la segretaria al Tesoro Janet Yellen e quella al Commercio Gina Raimondo, nonché l'inviato per il clima John Kerry.

Più che da governatore, quello di Newsom è apparso un tour da candidato presidente. I Democratici hanno osservato e preso appunti, perché la sensazione è che con Biden si rischi di restare invischiati in quel cul de sac.

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