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Chi è Bayrou, nuovo primo ministro francese: un veterano del moderatismo tra i primi sostenitori di Macron
Il nuovo primo ministro francese è il 73enne François Bayrou. Veterano della politica transalpina. un uomo in grado di attraversare epoche e leader. Ora la sfida più difficile, in un Paese in difficoltà economica e politicamente tribalizzato
Chi è Bayrou, nuovo primo ministro francese: un veterano del moderatismo tra i primi sostenitori di Macron
La Francia ha un nuovo primo ministro ed è un veterano della politica transalpina, François Bayrou, 73enne da sempre al centro delle dinamiche di potere, in ogni senso. Al centro perché esponente del moderatismo francese. Presidente del Movimento Democratico erede dell'Unione dei Democratici Francesi da lui fondato trent'anni fa Bayrou, attualmente sindaco della città pirenaica di Pau (ricopre la carica dal 2014), è stato più volte ministro, deputato per sei legislature, eurodeputato dal 1999 al 2004.
Ma al centro anche perché, da sempre, Bayrou è l’uomo che attraversa le epoche al passare di leader e volti in prima fila. Un Pierferdinando Casini francese, potremmo definirlo. Tre volte (2002, 2007, 2012) presente nella corsa all’Eliseo senza mai raggiungere il ballottaggio, Bayrou dal 2017 è il maggior alleato politico di Macron e ne ha condiviso agenda e battaglie. Fu il primo politico a sdoganare l’ex ministro dell’Economia di François Hollande quando uscì dal Partito Socialista, invertendo una tendenza che cinque anni prima l’aveva portato a scegliere il predecessore di Hollande al ballottaggio contro Nicolas Sarkozy.
Bayrou, centrista ed europeista, chiamato a navigare in acque complesse
Ora, invece, il MoDem dovrà governare un’alleanza politica uscente che sosteneva Michel Barnier e che vede la saldatura del centro e del centro-destra dei Repubblicani in una coalizione degli sconfitti al voto dell’Assemblea Nazionale con l’obiettivo di governare da forza di minoranza portando a casa, come obiettivo minimo, la legge di bilancio. Il MoDem è alleato della coalizione Renaissance che sostiene l’inquilino dell’Eliseo. E Bayrou, centrista ed europeista, sarà chiamato a navigare in acque complesse. Le Monde ricorda che “Potrà contare, a priori, sui gruppi del campo presidenziale: i 36 deputati MoDem; i 93 eletti dell'Ensemble pour la République e i 34 del gruppo Orizzonti. Ma resta l'incertezza sulla posizione degli eletti della destra repubblicana di Laurent Wauquiez o dei gruppi di sinistra – socialisti, ambientalisti e comunisti – che hanno partecipato alle discussioni con Emmanuel Macron ma che hanno chiesto un capo del governo tra le loro file”. La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon ha già chiesto una mozione di censura per sfiduciarlo, mentre il presidente del Rassemblement National di destra, Jordan Bardella, non ha chiuso.
Bayrou, alla guida di un Paese in dissesto finanziario e tribalizzato politicamente
La sua nomina potrebbe emergere sulla scia della volontà del presidente di mantenere l’assetto della coalizione tra il centro della sua coalizione Renaissance e il centro-destra di Les Republicains aprendo a una “non sfiducia” di Marine Le Pen. Lo scambio politico ipotizzato è quello dell’avvio della riforma costituzionale per la svolta verso il sistema proporzionale per l’elezione dell’Assemblea Nazionale, tema che vede MoDem e Rassemblement in prima fila, in cambio del via libera alla manovra.
La prospettiva è quella di un governo a tempo, che giocoforza aprirebbe a nuove elezioni con un mutato assetto qualora i fatti lo consentissero in estate. Nel frattempo c’è una manovra da condurre in porto: col 6% di deficit/Pil e il rischio recessione, la Francia è il malato d’Europa, le sue finanze in dissesto e i titoli di Stato a rischio come quelli greci. A Bayrou il compito di riuscire dove Barnier non è arrivato e blindare una manovra volta a salvare i conti pubblici francesi. Un vasto programma in un Paese tribalizzato sul fronte politico.