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Xi, anti G7 con le repubbliche ex sovietiche. Ed entra nel giardino di Putin

di Redazione Esteri

Primo storico vertice tra leader di Cina e paesi dell'Asia centrale nell'antica capitale imperiale di Xi'an. Risposta al summit a guida Usa di Hiroshima

La dimensione strategica: Russia costretta a nicchiare di fronte all'avanzata cinese

Il terzo livello di importanza è strategico. Proprio dal Kazakistan, nel 2013 Xi lanciò la Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta. E ad Astana e dintorni ci sono i segni più visibili del progetto, che negli occhi del leader cinese ha bisogno essenziale dell'Asia centrale come punto di interconnessione con l'Europa. A lungo termine, la Cina sostiene la costruzione di un corridoio di trasporto internazionale attraverso il Mar Caspio e intende rafforzare la costruzione di hub di trasporto per i treni merci Cina-Europa.

Una mossa che può creare una rotta alternativa verso Medio Oriente ed Europa, limitando la dipendenza dalla Russia. Le cinque ex repubbliche sovietiche, con una rete di corridoi commerciali, offrono alla Cina percorsi alternativi per il trasporto di carburante, cibo e altre materie prime in caso di interruzioni altrove. Non a caso, in passato Mosca si è sempre opposta allo sviluppo del corridoio del Caspio. Ora, però, dopo la guerra in Ucraina sono cambiate molte cose.

Sul conflitto i paesi dell'Asia centrale hanno mostrato in modo più o meno esplicito perplessità e timori. Pur mantenendo saldi i rapporti con Mosca, hanno preso più volte le distanze. Soprattutto il azako Tokayev, che in molti al Cremlino considerano alla stregua di un ingrato visto l'aiuto fornito da Mosca per risolvere la crisi aperta con le rivolte contro il caro dei carburanti a inizio del 2022.

Nella regione si guarda con favore a un crescente coinvolgimento cinese. Non solo dal punto di vista commerciale, come già accade da diversi anni, ma anche sul fronte sicurezza. Con una Russia più dipendente nei suoi confronti, Xi può proiettarsi con maggiore forza come "garante di stabilità" regionale. Cercando anche di tutelare i suoi enormi interessi, legati agli investimenti ma anche alla stabilità di un'area fondamentale per la sua vicinanza alla regione autonoma dello Xinjiang.

Non a caso, tra i vari accordi firmati a Xi'an, oltre a quelli commerciali, presente anche l’intenzione a collaborare in esercitazioni di antiterrorismo (con il Tagikistan) e a cooperare per prevenire “rivoluzioni colorate” nei rispettivi territori (con il Kazakistan).

C'è poi un ultimo, ma non meno rilevante, aspetto della proiezione cinese in Asia centrale: quello retorico. Di fronte alle accuse di coercizione economica e aggressività in arrivo da Usa e alleati asiatici (in primis Giappone e Corea del Sud, ma anche le Filippine), Pechino proietta invece un'immagine di potenza responsabile mostrandosi un sostegno allo sviluppo e al mantenimento della sicurezza e della sovranità territoriale, come si era impegnato Xi durante il vertice Sco a Samarcanda lo scorso settembre. Anche di fronte alla Russia, costretta a fare buon viso di fronte al crescente attivismo cinese nel suo giardino di casa.