Esteri
Commercio, Europa e Asia sempre più vicine. Il ruolo dell'Italia tra Ue e Cina
Pechino continua la propria azione di contrasto alle politiche dei dazi e di trade war
Dopo sette anni di negoziati, il presidente cinese Xi Jinping e i leader UE hanno confermato il 30 dicembre il termine della negoziazione per l'accordo sugli investimenti. L’accordo bilaterale UE-Cina, Comprehensive Agreement on Investments (CAI) è rilevante per un’area che vale circa 25,8 mila miliardi di dollari, equivalente al 30% del PIL mondiale e al 24% della popolazione totale.
In base all’intesa con Bruxelles, Pechino garantirà maggiore accesso agli investimenti europei nei settori strategici e un’attenzione specifica allo sviluppo sostenibile.
Benefici per le aziende europee
L’accordo riduce le barriere agli investimenti per le società dell'UE variando i requisiti di joint venture e altre restrizioni, garantendo nuova apertura al settore automobilistico, manifatturiero, finanziario, sanità privata, costruzioni, e trasporti marittimi e aerei.
Verrà garantita una maggior tutela per investitori nella concorrenza con società statali cinesi, regole contro i trasferimenti forzati di tecnologia e maggiore trasparenza sui sussidi. La Cina si impegna ad attuare le convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro già ratificate e ad implementare l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
Accordi precedenti su commercio e investimenti
L’Europa si avvicina all’Asia, dopo gli accordi di libero scambio siglati con il Vietnam, in vigore dal 2020, Singapore (2019), Sud Corea (2015) e le negoziazioni in corso con India e ASEAN.
Pechino continua la propria azione di contrasto alle politiche dei dazi e di trade war, a seguito della firma del Regional Comprehensive Economic Partnership e la proposta di entrare nel Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership si afferma sempre più come leader del commercio internazionale.
La Cina già promotrice dell’iniziativa per la cooperazione su investimenti e trade con Paesi dell’Europa centrale e orientale (17+1) ha già firmato Free Trade Agreement con Svizzera e Islanda, convenzioni fiscali con 38 paesi in Europa, accordi per lo scambio di dati finanziari con Liechteinstain e San Marino e convenzioni per i contributi previdenziali con Danimarca, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Spagna e Svizzera.
Investimenti e scambi Europa-Cina
I principali investimenti cinesi in UE sono nell’auto, prodotti di consumo, finanza, sanitario e medicale, mentre i gruppi europei investono in Cina nel settore chimico, automobilistico, agricolo, energia e finanziario.
In base ai dati del PRC General Administration of Customs, tra gennaio e novembre 2020 l’UE ha realizzato scambi complessivi con la Cina pari a 581 miliardi di dollari.
I Paesi membri con il maggior interscambio con Pechino sono Germania (USD 171 miliardi), Olanda (USD 82 miliardi), Francia (USD 59 miliardi) e Italia (USD 59 miliardi), mentre quelli con il minor volume sono Estonia (USD 1,03 miliardi), Lussemburgo (USD 1,09 miliardi), Lettonia (USD 1,13 miliardi) e Malta (USD 1,54 miliardi).
Il ruolo e i benefici per l’Italia
Tra i Paesi con i maggiori scambi, l’Italia è la più vicina a Pechino, dopo l’ingresso in Belt and Road a marzo 2019 è stato il primo tra i fondatori UE ad aver aderito alla nuova Via della Seta, prima del Lussemburgo che ha inoltre ospitato l’assemblea annuale della Banca Asiatica per le Infrastrutture, principale finanziatore del progetto. L’Italia, insieme all’MOU Belt and Road ha siglato una nuova convezione fiscale con la Cina, che potrebbe essere ratificata nel 2021 ed è il piu recente accordo fiscale tra Cina ed Europa. Il trattato contro le doppie imposizioni firmato a Roma il 23 marzo 2019 è il migliore tra i paesi UE per aliquote fiscali sui redditi che derivano da investimenti e scambi.
Pechino affianca ai rapporti politici con Roma e Bruxelles accordi che promuovono le relazioni economiche future.
*Lorenzo Riccardi insegna presso Shanghai Jiaotong University ed è managing partner di RsA Asia (rsa-tax.com). Vive in Cina da 15 anni dove segue gli investimenti esteri nel Far East e ha ricoperto ruoli nella governance dei piu grandi gruppi industriali italiani. A gennaio 2020 ha completato un progetto di viaggio in ogni paese del mondo raccogliendo trend e dati economici da Shanghai, in ogni regione, lungo le nuove vie della seta (200-economies.com).