Esteri

Coronavirus. Las Vegas in ginocchio chiusi strip club, casino e spettacoli

di Daniele Rosa

90% dei lavoratori a casa e il 14% con bisogno di cibo

 

‘Strip Club, casino, alberghi, matrimoni, vita notturna senza interruzioni’ questa è  Las Vegas, la mitica città del Nevada dove ‘calza a pennello’ il claim ‘sesso, droga e rock and roll’.

Le immagini di questi tempi di pandemia della città chiusa sembrano essere uscite da un film di fantascienza del dopo Apocalisse. Pochissimi hotel aperti senza servizi e con rari clienti, la Strip, la via della perdizione con  casino e hotels è percorsa di giorno da famiglie e bambini in bicicletta al seguito. I ristoranti sono chiusi e funziona solo qualche take away. L’aereoporto chiuso e vuoto. Un’inquietante immagine di una città persa nel tempo e in mezzo al deserto. Senza musica e senza vita.

Adesso dopo il lockdown la città è in ginocchio. E il crollo di Las Vegas non è proprio poca cosa dato che il turismo del gioco d’azzardo genera oltre il 50% del Pil dell’intero Stato. Nel 2018 il business turistico ha prodotto quasi 60000 milioni di dollari nel 2018.

Il 37% dei posti di lavoro,368000, dipendono dal turismo di Las Vegas, una città che puo’ vantare qualcosa come 150000 camere d’albergo, più della stessa New York. Il tasso di disoccupazione in questi due mesi è passato dal 4% al 22%. Secondo l’Associazione del Turismo della città il 90% dei lavoratori è attualmente disoccupato.

Coronavirus. Las Vegas città in ginocchio

Però, aldilà del prolungato lockdown ,che ha provocato sconquassi economici inimmaginabili la preoccupazione che molti gestori hanno è come far convivere le misure di ‘social  distancing’ con l’essenza stessa del business di Las Vegas. Business tutti legati  e dipendenti da un denominatore comune rappresentato dal gioco.

’Come si puo’ giocare alla roulette, a chemin de fer, a black jack senza toccare fiches, dadi , carte e soprattutto senza stare vicini? è la domanda che tanti gestori di casino si stanno chiedendo.

Spettacoli e hotel ci sono se vive il gioco, senza di quello è tutto morto. Certo si potrà disinfettare tutto , si potranno usare mascherine, togliere posti a sedere ma, al momento, tutto questo sembra essere incompatibile con le regole di sicurezza per il Coronavirus.

‘Come immaginare una partita di poker americano con giocatori distanziati e mascherine? Come pensare ad un matrimonio con gli sposi mascherati e gli invitati a distanza di sicurezza? si chiedono molti imprenditori che si sono visti cancellare nello spazio di due giorni quasi tutti gli eventi dell’anno.

L’impressione comune che non si potrà più ritornare alla situazione di prima ma sarà necessario lavorare molto sull’innovazione. Immaginare un modo di giocare più online che reale.

Adesso il problema più urgente però è dare da mangiare alla gente.

Qualcosa di inimmaginabile nella città del lusso e della ricchezza gettata sui tavoli verdi. Ma ora realtà. Secondo le Organizzazioni Umanitarie che distribuiscono cibo ai bisognosi quasi il 14% della gente di Las Vegas non ha cibo a sufficienza.

E questo è quello che sta succedendo nella città del gioco dal punto di vista economico e sociale a causa del Coronavirus.

    

  

 

 

 

 

 

 

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