Esteri
Covid -19, quanto vale il vaccino cinese?
Il mercato farmaceutico cinese è il più grande dell’Asia Pacifico e ha visto una crescita costante negli ultimi anni; in base ad un rapporto pubblicato il 31 agosto 2020 dal MIIT (il Ministero cinese dell’Industria e della Tecnologia) le principali 100 società operanti nel Paese hanno raggiunto un fatturato complessivo di 930 miliardi di yuan (circa 140 miliardi di dollari). In base al rapporto, tale quota rappresenta il 35.6% dell’intero settore, valutato quindi in oltre 2.600 miliardi di yuan (400 miliardi di dollari). Tale crescita, che ha portato la Cina a diventare il secondo mercato farmaceutico più grande al mondo è stata favorita dalle riforme del governo centrale volte alla modernizzazione del settore ospedaliero, all’implementazione dei servizi di assistenza primaria e alla diffusione di assicurazioni sanitarie ai residenti sia nelle zone rurali che nelle città.
È facile intuire come in questo contesto la Cina si sia da subito adoperata per la produzione di un vaccino efficace contro la diffusione del covid-19. Queste azioni di contrasto all’emergenza sanitaria sono in continuità con quanto già fatto ad inizio della diffusione della pandemia in Europa organizzando una rete di aiuti sanitari rivolti verso i Paesi esteri. Pechino ha già proposto una distribuzione prioritaria del vaccino in Russia, Brasile e Filippine che avrà un costo per dose compreso tra i 30 e i 60 dollari. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha dichiarato che i Paesi latinoamericani e caraibici riceveranno prestiti dalla Cina fino ad un miliardo di dollari per acquistare le dosi necessarie, mentre Pakistan ed Indonesia che stanno ospitando i testi clinici hanno concordato condizioni economiche speciali. Non a caso, Xi Jinping ha parlato, riferendosi al vaccino, di un bene pubblico globale.
Le case farmaceutiche cinesi si contendono una porzione del mercato dell’immunizzazione da Coronavirus che secondo gli analisti potrebbe ammontare a 40 miliardi di dollari di vendite solo nel primo anno.
I gruppi che lavorano al progetto in Cina sono Sinopharm, Sinovac Biotech e CanSino Biologics.
Il vaccino prodotto della Sinopharm, che al momento sembra essere il più promettente tanto che ne è stato chiesto l’utilizzo esteso su larga scala alla popolazione, è stato già somministrato da luglio a centinaia di migliaia di persone esposte ad alto rischio.
La Sinopharm (Sinopharm Group Co., Ltd.) è la principale entità del gruppo statale China National Pharmaceutical Group Co., Ltd., nonché uno dei maggiori produttori e distributori di prodotti farmaceutici e medicali in Cina. Quotato a Hong Kong, il gruppo impiega oltre 98 mila dipendenti e ha conseguito un fatturato nel 2019 pari a circa 70 miliardi di dollari, mentre nei primi sei mesi del 2020 il fatturato raggiunto è stato di 30 miliardi di dollari. Sinopharm ha dichiarato di avere una capacità di produrre più di 1 miliardo di dosi di vaccino nel 2021. Sinovac Biotech Ltd. e CanSino Biologics Inc., che hanno sviluppato rispettivamente il vaccino Coronavac e Convidicea con buoni risultati, sono due importanti gruppi farmaceutici cinesi, il primo quotato in precedenza sul Nasdaq, e il secondo quotato a Hong Kong. Sinovac ha base a Pechino, impiega circa 900 dipendenti e ha chiuso il 2019 con un fatturato consolidato di 250 milioni di dollari, mentre nei primi sei mesi del 2020 i ricavi sono stati circa 67 milioni di dollari. Cansino Biologics è basata a Tianjin e la sua attività è concentrata principalmente nello sviuppo, produzione e commercializzazione di vaccini nel territorio cinese. Il gruppo, che impiega circa 500 dipendenti, è ancora in una fase di start-up con una forte esposizione nelle attività di ricerca e sviluppo.
Se è vero che la pandemia ha accelerato ricerca e investimenti nel settore farmaceutico, altrettanto importanti sono le opportunità e le conseguenti sfide che il mercato deve tenere in considerazione.
Anche nelle relazioni commerciali Italia-Cina il settore è fortemente strategico. L’export di prodotti farmaceutici dall’Italia verso i mercati esteri vale 29.5 miliardi di euro nel 2019 e 16.2 miliardi EUR nel primo semestre 2020, per circa 8.1% del totale del volume delle esportazioni italiane.
Il medesimo flusso verso la Cina nel 2019 è aumentato del 20%, segnando la migliore variazione tra tutti i settori dell’interscambio, con oltre un miliardo di euro di farmaci.
La ricerca sul vaccino e il contrasto all’emergenza sanitaria sono destinati ad aumentare il valore negli investimenti e nel commercio sanitario tra la Cina e il mondo. Con Belt Road Pechino ha costruito relazioni economiche con l’Africa, il Sud-est asiatico e l’America latina; su queste rotte viaggeranno i vaccini e i nuovi rapporti della diplomazia globale.
*Lorenzo Riccardi insegna presso Shanghai Jiaotong University ed è managing partner di RsA Asia (rsa-tax.com). Vive in Cina da 15 anni dove segue gli investimenti esteri nel Far East e ha ricoperto ruoli nella governance dei piu grandi gruppi industriali italiani. A gennaio 2020 ha completato un progetto di viaggio in ogni paese del mondo raccogliendo trend e dati economici da Shanghai, in ogni regione, lungo le nuove vie della seta (200-economies.com).