Esteri

Covid e cybersecurity: Taiwan chiede di poter fare parte dell'Interpol

La criminalità informatica si è rafforzata durante l’emergenza Covid: Taiwan chiede di poter contribuire alla lotta al crimine informatico internazionale

Taiwan ha portato avanti con successo la sua lotta alla pandemia di Covid-19, impegnandosi contemporaneamente sul fronte dei crimini informatici, che si sono registrati in costante aumento proprio dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Per questo, chiede oggi di entrare a fare parte dell’Interpol, per poter condividere con la comunità internazione le sue conoscenza e strategie.

Il Cyber Attack Trends: 2020 Mid-Year Report pubblicato nell'agosto 2020 dalla Check Point Software Technologies Ltd., una nota società di sicurezza IT, ha sottolineato che gli attacchi di phishing e malware correlati al Covid-19 sono aumentati notevolmente da meno di 5.000 a settimana a febbraio a oltre 200.000 a fine aprile.

Huang Ming-chao, commissario del Criminal Investigation Bureau del Ministero dell'Interno della Repubblica di Cina (Taiwan), ha rilasciato una nota stampa in cui dichiara che “nello stesso tempo in cui il Covid-19 ha seriamente compromesso la vita e la sicurezza delle persone, il crimine informatico sta minando la sicurezza nazionale, le operazioni aziendali e la sicurezza delle informazioni personali e dei beni, causando significativi danni e perdite". Prosegue la nota: "Il successo di Taiwan nel contenere il Covid-19 ha ottenuto consensi in tutto il mondo".

"Di fronte alle minacce informatiche e alle sfide connesse," aggiunge "Taiwan ha promosso attivamente politiche basate sul concetto che la sicurezza delle informazioni è sicurezza nazionale. Ha aumentato gli sforzi per formare specialisti della sicurezza IT e sviluppare il settore della sicurezza IT e le tecnologie innovative. I team nazionali di Taiwan sono sempre presenti quando si tratta di prevenzione delle malattie o della criminalità informatica”.

A quanto si legge ancora nella nota, “le forze di polizia taiwanesi dispongono di un'unità speciale per indagare sui crimini tecnologici che comprende investigatori professionisti della criminalità informatica. Ha anche istituito un laboratorio investigativo digitale che soddisfa i requisiti ISO 17025. La criminalità informatica" prosegue "non conosce confini, quindi Taiwan spera di lavorare con il resto del mondo per combattere insieme il problema”.

Secondo quanto dichiarato da Huang Ming-chao, condividendo il lavoro di intelligence, Taiwan intende “aiutare altri paesi a evitare potenziali minacce e facilitare l'istituzione di un meccanismo di sicurezza comune per contrastare gli attori statali di pericoli informatici". Inoltre, aggiunge il comunicato "dato che gli hacker utilizzano spesso server command-and-control per impostare breakpoints e quindi eludere le indagini, la cooperazione internazionale è essenziale per mettere insieme un quadro completo delle catene di attacco”.

Già in passato il Criminal Investigation Bureau (CIB) di Taiwan ha collaborato con stati esteri in operazioni di polizia internazionale. Per esempio nel 2016 con l’Europol (European Union Agency for Law Enforcement Cooperation) ha istituito l’Operazione Taiex, fornendo all’ente europeo informazioni e dati utili al successo di alcune sue attività di indagine.

Anche forte di queste esperienze, Taiwan chiede ora di “collaborare con altri paesi” rendendosi disponibile, conclude la nota, “a condividere le sue esperienze per rendere più sicuro il cyberspazio e realizzare un Internet veramente senza confini”. Per questo, convinto che “nella lotta alla criminalità informatica, Taiwan può aiutare”, Huang Ming-chao chiede attraverso il suo comunicato stampa “di sostenere la partecipazione di Taiwan all'Assemblea generale annuale dell'Interpol in qualità di osservatore, nonché alle riunioni, ai meccanismi e alle attività di formazione dell'Interpol”.