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Crisi di governo in Germania, Scholz si è arreso: Paese al voto. Gli effetti sull'ex locomotiva economica d'Europa
La Germania si prepara ad andare al voto verso fine febbraio. Ecco che cosa cambia per il Paese
Crisi di governo in Germania, così Scholz si è arreso. Ecco che cosa cambia
Alla fine, Olaf Scholz si è arreso. La Germania si prepara ad andare al voto verso fine febbraio, probabilmente il 23. Il voto di fiducia al governo, necessario dopo la crisi della settimana scorsa, sarà anticipato probabilmente al 16 dicembre. Dopo la rottura con i liberali il cancelliere aveva comunicato che si sarebbe presentato al Bundestag per la fiducia a metà gennaio e che le elezioni, comunque anticipate rispetto a settembre 2025, sarebbero state verso marzo. A spingere Scholz verso un’accelerazione è stato il pressing delle altre forze politiche, ma potrebbe aver avuto un ruolo anche la rielezione di Donald Trump.
Le tappe: il pressing di Cdu e Verdi
Nei giorni scorsi, il leader dei cristiano-democratici Friedrich Merz aveva chiesto che il voto di fiducia si tenesse già questo mercoledì, accusando Scholz di essere attaccato alla poltrona. La Cdu è il principale partito d’opposizione ed è del tutto interessata a incalzare il governo. L’ipotesi, però, è difficilmente realizzabile per questioni organizzative. A tallonare Scholz e la Spd, però, non c’è solo l’opposizione. Anche i Verdi, rimasti l’unico alleato dei socialdemocratici dopo che la “coalizione semaforo” si è spenta mercoledì con la cacciata di Christian Lindner e dei liberali del Fdp, spingono per accorciare i tempi. “Quello che ha in mente il cancelliere non è una buona idea”, ha detto alla Bild Anton Hofreiter, esponente dei Verdi e presidente del Comitato per gli Affari europei del Bundestag. “Dovrebbe chiedere un voto di fiducia a dicembre, così che tutto si chiarisca prima di Natale e Capodanno”.
L’apertura di Scholz
Fin da subito, di fronte all’insistenza di avversari e alleati Scholz non ha alzato un muro, anzi ha teso la mano. “Se tutti sono d’accordo così, io non ho problemi a chiedere una mozione di fiducia prima di Natale”, aveva detto domenica 10 novembre in un’intervista ad Ard, la principale tv tedesca. E così è stato. Rinviare il voto di fiducia a gennaio e le elezioni a marzo, scrive Politico, era per il cancelliere una mossa per riuscire a finalizzare alcune politiche che potessero accreditarlo come leader responsabile e quindi avvantaggiarlo alle urne. Il tatticismo di Scholz è comprensibile. Attualmente, i sondaggi danno la Spd intorno al 16%, con la Cdu che invece viaggia oltre il 30%: ogni mossa che possa attrarre voti è fondamentale per i socialdemocratici, vista la crisi di consensi materializzatasi tra le europee di giugno e le regionali di settembre. Ora, però, la strategia andrà rivista.
Il fattore-Trump
È probabile che sull’apertura del cancelliere tedesco non abbiano pesato solo ragioni di politica interna. La rielezione di Donald Trump apre infatti nuovi scenari e Berlino dovrà rimodulare la collaborazione con la Casa Bianca. Prima della rottura con i liberali, la Spd e i Verdi erano allineati su una posizione comune: il governo deve rimanere in sella per fronteggiare al meglio le nuove sfide, specie economiche, che arriveranno da oltreoceano. Ora, però, la fine della coalizione ha rimescolato le carte, come le parole di Hofreiter testimoniano. In questo senso, sembra preferibile che le nuove relazioni con gli Stati Uniti vengano impostate da un governo con pieni poteri e non da uno con i giorni contati.
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