Esteri

La costruzione del Quarto Reich passa dall'eurotassa


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Passo dopo passo. Mattone dopo mattone. Proprio come il Muro di Berlino, costruito il 13 agosto 1961 dall'allora patria di Angela Merkel, la Germania stalinista e nemica della libertà, la costruzione del Quarto Reich (stavolta non militare ma finanziario) prosegue inarrestabile. Prima le minacce di Grexit ad Atene, con la capitolazione ingloriosa di Tsipras, poi l'ipotesi (tutt'altro che velleitaria) di una eurotassa. Il duo Merkel-Schaeuble avanza come un panzer in Eurolandia e impone le sue regole da nord a sud, da ovest a est. Nessuno spazio per chi vorrebbe che i cittadini decidessero con un voto (magari non come quello inutile dei greci sul piano di salvataggio) del loro futuro. A Berlino hanno un'idea, a Bruxelles si porta avanti, a Roma, Parigi, Madrid e Lisbona si risponde "sì". O meglio, "ya". Umberto Bossi 20 anni fa parlava di Unione Sovietica Europea (termine ripreso da Salvini) e forse, almeno su questo, l'anziano Senatùr non aveva tutti i torti. Tra pochi mesi, oltre a un'Europa che ci dice di quanti millimetri devono essere le cozze e le vongole, avremo anche un super-ministro delle Finanze Ue che ci impone l'ennesima tassa con la scusa di mettere al riparo l'euro da eventuali, nuove tempeste come quella greca. Ora è chiaro perché David Cameron ha anticipato al 2016 il referendum per la Brexit (mica sono fessi Oltremanica). E' questa l'Europa dei popoli, delle culture e delle tradizioni che sognavamo negli Anni Novanta? Ovviamente no. Ma così hanno deciso a Berlino. Punto. Discussione chiusa.