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I due volti della Francia: la riapertura di Notre Dame e la crisi politica vittima dell'"ego" di Macron

La difficile creazione di un nuovo governo; Macron debole e lontano dalla gente; una Francia sempre meno potente sul piano internazionale. L'intervista a Roland Lombardi, storico, geopolitologo e direttore editoriale di Diplomate Media

di Redazione Esteri

Francia: Notre Dame riapre, ma l'ego di Macron affossa la politica

Mentre a Parigi si festeggia agli occhi del mondo la riapertura di Notre Dame la situazione politica in Francia resta a dir poco complessa e l'orizzonte non promette nulla di buono come ci spiega Roland Lombardi, storico, geopolitologo e direttore editoriale di Diplomate Media

Cosa può succedere adesso?

“Dopo una serie di crisi successive (gilet gialli, pandemia di Covid-19, proteste contro la riforma delle pensioni e crescenti tensioni sociali), la Francia sta attraversando una fase di turbolenza con la caduta del governo Barnier. Sul piano politico, la crescente sfiducia nei confronti di Emmanuel Macron e dei successivi governi potrebbe portare a un blocco istituzionale più marcato, soprattutto se l’opposizione rafforza le sue posizioni e continua a presentare mozioni di censura con tutte le sue forze e non si raggiunge un accordo. È probabile che l’esecutivo tenterà di ristabilire una certa legittimità attraverso riforme mirate o un discorso unificante, ma ciò richiederà una reale considerazione delle aspettative popolari, in particolare sulle questioni di potere d’acquisto, sovranità economica e sicurezza.
Tuttavia, questa instabilità può anche rafforzare movimenti di protesta più radicali, rendendo l’equilibrio politico ancora più fragile. Sulla scena internazionale, la Francia dovrebbe continuare a svolgere un ruolo strategico, ma questa situazione interna ne indebolisce ulteriormente la credibilità e la capacità d’azione".

Macron rischia di perdere l’Eliseo?

"A metà del suo secondo mandato quinquennale, Emmanuel Macron si trova in una posizione complicata. La sua base elettorale, prevalentemente centrista, si sta sgretolando sotto l’effetto della disillusione e della polarizzazione politica. Sebbene non possa candidarsi per un terzo mandato, la sua influenza sulla scena politica e la capacità del suo partito di sopravvivere alle elezioni legislative o presidenziali rimangono incerte. La possibilità di mantenere la maggioranza relativa nell’Assemblea nazionale dipenderà dalla sua capacità di radunare ancora una volta le forze centriste e moderate. Ma se le opposizioni – in particolare il Fronte Nazionale (RN) e La France insoumise (LFI) – riescono a capitalizzare la rabbia popolare e appaiono come alternative credibili, il rischio per Macron di perdere il controllo è reale. In ogni caso, resterà attaccato all'Eliseo a tutti i costi, non si dimetterà, non può permetterselo, è una questione di ego..."

È questa la fine della sua era politica?

"Il suo attuale progetto politico, basato su una visione riformista ed europea, sembra sempre meno in linea con le aspirazioni di una parte significativa della popolazione francese. In ogni caso, si tratta di un progressismo tecnocratico e globalista, scollegato dalla realtà, che viene sempre più rifiutato ovunque in Occidente, di cui Trump ne è l’esempio più lampante".

Per chi questa crisi è un vantaggio? Marine Le Pen o Mélenchon?

"Nel breve termine, Marine Le Pen sembra essere la principale beneficiaria di questa crisi. La RN, adottando un atteggiamento di “normalizzazione” e sfruttando la rabbia popolare, attrae una base elettorale più ampia, anche tra le classi lavoratrici e parte della classe media in declino. Inoltre, il suo discorso sulla sovranità nazionale e sulla critica alle élite si inserisce perfettamente nel contesto attuale. Ma dubito ancora della sua capacità personale e anche del suo partito di prendere davvero il potere e soprattutto, riguardo a lei, resta ancora una grande domanda: lo vuole davvero?
Jean-Luc Mélenchon e LFI, nonostante siano anch’essi posizionati come manifestanti, stanno lottando per unirsi al di là della loro base di attivisti. Il carattere talvolta controverso di Mélenchon e le differenze interne alla NUPES (Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale) e soprattutto le sue posizioni scandalose ed estreme su alcuni temi cruciali o addirittura vitali, indeboliscono la loro capacità di apparire come un'alternativa coerente e credibile".

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La Francia oggi è davvero un paese debole o è ancora una nazione leader in Europa?

"La Francia è sulla carta una grande potenza in Europa, con un significativo peso economico, militare e diplomatico. Dispone di leve uniche, come il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la sua forza di deterrenza nucleare, il suo esercito, la sua ZEE... Tuttavia, la sua capacità di agire come leader internazionale è messa in discussione da diversi fattori:
In primo luogo, le divisioni sociali, politiche ed economiche indeboliscono la coesione nazionale, rendendo più difficile una forte azione internazionale. Non parliamo nemmeno del suo sconcertante debito...
Poi, la percezione di uno Stato e soprattutto di una élite (o meglio una casta) slegata dalle preoccupazioni popolari riduce la fiducia nelle istituzioni.
Infine, la sua posizione in Europa si sta erodendo di giorno in giorno. Nonostante la riluttanza di Francia e Polonia, il presidente della Commissione ha deciso di procedere con la forza e di definire i termini del trattato Mercosur! Questo la dice lunga sul peso e sull’influenza di Macron e dei suoi".

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