Germania da leader a problema dell'Europa. Il calcio è il simbolo del declino
Così la Germania è finita in crisi. Viaggio tra i mali dell'ex locomotiva europea
Deraglia la locomotiva tedesca. La clamorosa eliminazione dai Mondiali di Russia 2018 della nazionale teutonica - un lontano ricordo dei panzer che si imposero quattro anni fa in Brasile - è l'emblema del declino dell'ex super-potenza europea. La crisi è prima di tutto politica. Sei mesi per formare l'esecutivo dopo le elezioni del settembre scorso e una compagine governativa più divisa che mai, tanto che ogni giorno che passa si fanno sempre più probabili nuove elezioni per il Bundestag. L'emergenza migranti ha scalfito non tanto il rapporto tra i cristiano-democratici della Cancelliera e i social-democratici ma, per la prima volta, il legame mai messo in discussione tra la Cdu di Angela Merkel e i cugini bavaresi della Csu guidati dal falco ministro dell'Interno Horst Seehofer.
Due linee diametralmente opposte che dimostrano in modo palese come l'intera architettura costituzionale tedesca sia fallace. Basta che un Land si opponga alle decisioni di Berlino e salta tutto (o quasi). In autunno ci saranno le elezioni regionali in Baviera, il Land più ricco della Germania, e la Csu non vuole e non può cedere di un millimetro sul no ai profughi, o richiedenti asilo, pena un'erosione di consensi a favore della destra di Afd. Dal punto di vista geo-politico la Germania ha via via perso quel ruolo centrale che aveva acquisito dopo l'introduzione dell'euro. Il protagonismo di Emmanuel Macron, che ha sostituito l'asse Parigi-Berlino con quello Parigi-Madrid (da quando Pedro Sánchez è diventato primo ministro), ha offuscato una Cancelliera sempre più confusa e balbettante. La Merkel ha cercato di tenere una posizione di mediazione tra la nuova Italia di Giuseppe Conte e l'Eliseo ma così è apparsa schiacciata tra il Gruppo di Visegrád, vicino alle posizioni del ministro dell'Interno Seehofer e di Matteo Salvini, e il duo franco-spagnolo.
Un declino politico che si è visto anche nella difficile trattativa con Donald Trump sui dazi e sulla vicenda delle sanzioni contro la Russia. Le misure protezionistiche statunitensi, se estese alle auto europee, rischiano di dare un colpo durissimo ai colossi dell'auto teutonici. E i giallo-verdi che da quasi un mese di sono installati a Roma sono diventati il ponte del Cremlino verso l'Unione europea e la Nato, con Vladimir Putin che ha rapidamente sostituito nel ruolo di interlocutore la Merkel con il trio Conte-Salvini-Di Maio. Tornando al fronte interno, se si andasse oggi alle urne, stando agli ultimi sondaggi, il rischio concreto è quello di una totale ingovernabilità. La Cdu senza Csu è poco sopra il 20%, l'Spd sempre più in crisi potrebbe seriamente venire superata dalla destra di Afd mentre a sinistra emerge l'opposizione anti-sistema della Linke (nettamente sopra il 10%). Un quadro che renderebbe quasi impossibile la formazione di un governo stabile. Anche sul fronte economico gli ultimi dati macro hanno acceso non pochi campanelli d'allarme. Primo fra tutti il calo della fiducia dei consumatori e delle imprese.
E sono in molti a pensare, a Berlino come a Bruxelles, che se la Germania finisce ko a rischiare è l'intera Unione europea e non solo la moneta unica. I due gol rifilati dagli scappati di casa della Corea del Sud (già eliminati) ai tedeschi, che hanno portato all'eliminazione dai Mondiali, sono il simbolo del declino della Germania unificata. Nel 1990, sotto il cielo di un'estate italiana (come cantava Gianna Nannini), la Repubblica federale diventava campione del mondo pochi mesi dopo la caduta del Muro di Berlino e con l'Est che ormai aveva sposato il capitalismo (la Riunificazione ufficiale ci fu il 3 ottobre 1990). Oggi, nel 2018, con la Ostalgie sempre dilagante e i rimpianti per la Ddr che conquistano anche le generazioni post-Muro, il deragliamento della locomotiva tedesca rischia di far fallire l'intero progetto europeo. E pensare che l'euro era nato proprio sull'onda della Riunificazione tedesca e, secondo molti osservatori, per consentire ai tedeschi dell'Ovest di scaricare sui partner europei i costi dell'annesione della Ddr.