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Grazia a Zaki, il ruolo di Eni: "Paesi in cui se dai ricevi". Il fattore gas

di Redazione Esteri

Ecco cosa c'è dietro alla decisione del presidente egiziano Al Sisi

Grazia a Zaki, politica ed economia dietro alla decisione dell'Egitto

Patrick Zaki è di nuovo un uomo libero. Il ricercatore, il cui ritorno in Italia è previsto per oggi, è stato rilasciato dal carcere in cui era detenuto al Cairo dopo che il presidente egiziano Al Sisi gli ha concesso la grazia.

Ma cosa c'è davvero dietro a questa clamorosa e tempestiva (condanna definitiva e il giorno dopo la grazia) decisione? "Grazie alla politica estera del governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente. Risultati concreti attraverso il lavoro ed una credibilità internazionale", ha scritto su Twitter poco dopo la diffusione della notizia il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Sulla stessa lunghezza d’onda, ma più ruvido verso chi non credeva nel possibile buon esito della vicenda, il titolare della Difesa Guido Crosetto. "Non è un atto casuale ma il frutto di lavoro, di rapporti, di serietà, di considerazione, di diplomazia, di senso delle Istituzioni, di rispetto. Perché c’è chi passa le giornate a criticare e c’è chi lavora".

Ma quanto ha inciso davvero il pressing diplomatico italiano nella decisione del presidente egiziano? Difficile stabilirlo con esattezza, ma è certo che dal suo insediamento lo scorso autunno il governo Meloni abbia rialzato d’intensità i livelli di collaborazione con Il Cairo, sul piano economico-strategico in primis. Quello con al-Sisi è stato in effetti uno dei primissimi incontri internazionali della premier dopo il suo insediamento, lo scorso 7 novembre.

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