Esteri

Guerra nucleare? Russia in vantaggio sugli Usa. Occhio al ruolo di Cina e Kim

A oggi sono ancora oltre 15.000 le testate nucleari negli arsenali delle 9 nazioni al mondo a esserne dotate, con Russia e Usa che contano da soli il 93%

Russia e Usa hanno insieme il 93% delle testate nucleari al mondo

Pronti a usare anche le armi nucleari. Sembrava impossibile che dopo la tragedia di Hiroshima e Nagakasi e la crisi scampata negli anni Sessanta tra Stati Uniti e Unione Sovietica potesse essere nuovamente pronunciata questa minaccia. E invece è così. Ci siamo. Dopo quasi sette mesi di guerra in Ucraina, la Russia messa all'angolo dalla resistenza di Kiev paventa quello che si pensava fosse solo un bieco ricordo: l'utilizzo delle armi nucleari.

Ma che cosa rischia di succdere se davvero Mosca premesse quel pulsante? Fin dove potrebbe arrivare l'escalation? Sentendo l'avvertimento di Joe Biden, molto lontano. E quali sono i rapporti di forza? A oggi sono ancora oltre 15.000 le testate nucleari negli arsenali delle nove nazioni al mondo a esserne dotate, con Russia e Stati Uniti che contano da soli per il 93% del totale, secondo i calcoli del Nuclear Notebook della Federation of American Scientists (Fas).

Questo significa che proprio i due paesi in rotta di collisione sono quelli di gran lunga più dotati di testate nucleari passibili di realizzare una inquietante escalation. Il numero esatto delle bombe nucleari in possesso di ogni paese è un segreto di Stato. Gli scienziati della Fas spiegano di elaborare le loro stime sulla base delle informazioni disponibili al pubblico (piuttosto esaurienti nel caso di Usa e Russia), di un'analisi attenta delle serie storiche e di occasionali indiscrezioni. Quello che si sa è che delle 4.200 testate schierate con le forze operative, ben 1.800 sono pronte a essere lanciate con un breve preavviso.

Negli arsenali americani giacciono al momento 4.500 testate, 1.500 delle quali in attesa di dismissione. Le testate pronte al lancio sono invece circa 2.300, alcune delle quali schierate nelle basi militari stanziate in paesi stranieri, tra i quali l'Italia. Il conto totale è quindi di poco meno di 7 mila testate, a fronte del picco di 31.175 registrato nel 1966. Ma comunque si tratta di un arsenale imponente.

Attenzione ai dati russi, che derivano ovviamente da quelli dell'Unione Sovietica che ha costruito in totale 55 mila testate dall'inizio del suo programma, mantenendone un massimo di 45 mila nel 1986. Al momento gli arsenali russi sono i più forniti del mondo, con 7.300 testate: 2800 pronte al lancio e 4.500 stoccate (con 1.790 in attesa di dismissione). Questo significa che in caso di escalation nucleare la Russia godrebbe di un certo vantaggio strategico.

Dopo Regno Unito e Francia continuano a dotarsi di armi nucleari anche Cina, India, Pakistan e... Corea del Nord

Terzo paese al mondo a dotarsi di armi nucleari dopo Usa e Russia, il Regno Unito aveva in realtà collaborato con Washington al 'Progetto Manhattan', che diede vita all'ordigno che segnò le sorti del secondo conflitto mondiale. La sempre maggiore segretezza delle operazioni statunitensi spinse però Londra a sviluppare un suo programma, avviato nel 1952 con il primo test, a cui farà seguito nel 1957 l'Operazione Grapple, con la detonazione della prima bomba all'idrogeno britannica. Nel 2007 è stato avviato un piano di ammodernamento dell'arsenale destinato a concludersi nel 2024.

La Francia è entrata nel club nucleare solo nel 1960, con il test nucleare 'Gerboise Bleue'. Come nel caso di Londra, la motivazione stava nella volontà di mantenere un rango di potenza mondiale nonostante il drastico ridimensionamento geopolitico sancito dalla crisi di Suez. Con 300 testate, la 'force de frappe' transalpina rimarrebbe comunque la terza al mondo. Parigi ha firmato il trattato di non proliferazione nel 1992.

Ma attenzione alle potenze emergenti Cina, Pakistan, India e Nord Corea, quattro paesi che continuano ad accrescere il loro potenziale distruttivo. E a parte la non allineata India gli altri tre paesi in scenari catastrofici sarbbero certo più allineabili a Mosca. Ultimo degli attuali membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu a dotarsi della bomba nucleare, Pechino può comunque vantare un record: il minor arco di tempo in assoluto dal primo test nucleare, avvenuto nel 1964, alla prima bomba a idrogeno, appena 32 mesi dopo. Difficilissimo calcolare l'ammontare dell'arsenale, stimato sui 260 ordigni. Secondo alcuni esperti, però, il materiale sviluppato dalla Cina potrebbe avergli garantito uno stock di 400 testate.

L'India fu il primo paese a debuttare con un test nucleare in seguito al varo dell'accordo di non proliferazione, al quale Nuova Delhi non ha mai aderito. Il primo ordigno, 'Smiling Buddha', era stato fatto detonare nel 1974 e definito "esperimento pacifico", suscitando l'ira di quei paesi, come il Canada, che avevano fornito all'India tecnologie nucleari alle condizioni che fossero utilizzate solo a scopo civile. L'arsenale indiano conterrebbe circa 120 testate. Dieci in meno rispetto al Pakistan, arcirivale di Nuova Delhi. Secondo alcuni analisti, entro il 2020 il Pakistan dovrebbe avere abbastanza materiale fissile per salire a 200.

Israele non ha mai né smentito né confermato ufficialmente il possesso di armi nucleari, che viene però dato per scontato dall'intera comunità internazionale, anche perché le bombe atomiche di Tel Aviv sono un elemento chiave degli attuali equilibri geopolitici del Medio Oriente. Lo stato ebraico avrebbe arricchito abbastanza plutonio da produrre dalle 100 alle 200 testate ma ne possiederebbe circa ottanta. Israele è tra i cinque soli paesi al mondo a non aver aderito al trattato di non proliferazione insieme a India, Pakistan, Sud Sudan e Corea del Nord, che peraltro avrebbe al momento 8 testate nucleari con materiale sufficienti per raddoppiare l'arsenale e sembra essere pronta a nuovi test dopo 5 anni di tregua.

Forse il mondo di pace immaginato nel secondo dopoguerra era illusorio.