Esteri

I nuovi presidenti eletti nel mondo sono tutti antisistema e antiestablishment

Daniele Rosa

Corruzione e crisi economica hanno influito su molti voti.

E’ sicuramente una nuova tendenza quella che ha caratterizzato i vincitori delle elezioni dei nuovi governi e presidenti negli ultimi tempi in diversi parti del mondo.

In Europa, Stati Uniti ma pure in buona parte dell’America latina.

Grande esperienza nel settore amministrativo pubblico o grande successo nel privato, qualità indispensabili per entrare come numeri uno nella politica, sembrano non essere più garanzie così decisive.

 

Infatti la maggior parte delle ultime elezioni nel mondo sono state caratterizzate da un denominatore comune: quello cioè di un alto disagio dei cittadini nei confronti della politica tradizionale e delle elites in generale.

Le elezioni anticasta e della rabbia.

Sono state definite, da più parti, come le elezioni della rabbia.

Un sentimento che ha guidato i cittadini, in vari paesi, verso un voto ‘anti casta, un voto contro i partiti tradizionali e a favore di candidati anti-establishment che però avevano un alto alto seguito popolare.

 

 

Gli antesignani di questa tendenza sono stati, nell’ordine, Donald Trump, votato da un forte seguito affascinato dal personalismo estremo del tycoon; nel nostro Paese Matteo Salvini e Luigi Di Maio, espressione di un voto di rifiuto della casta tradizionale che ha lasciato il paese nella melassa da decenni. Poi Pedro Sanchez in Spagna, e pure Emanuell Macron che vinse le elezioni quasi dal nulla, senza aver mai quasi fatto politica attiva.

 

E poi in Brasile l’uomo dell’ultradestra ex militare Jair Bolsonaro, che scampato ad un attentato, è riuscito in due tre mesi a vincere la presidenza lottando contro la corruzione dilagante e le leggi permissive del Partito dei Lavoratori guidato dall’incarcerato ex presidente Ignacio Lula da Silva e pure contro l’altro diretto avversario Fernando Haddad.

 

Le elezioni anticasta e della rabbia . Molti nuovi presidenti venuti dal nulla

Altro Presidente venuto praticamente dal nulla e votato da un’ondata collettiva di risentimento contro violenza e corruzione è stato pure quello messicano, Lopez Obrador.

 

In Costa Rica pure Carlos Alvarado, ora nuovo presidente, è stato eletto anche grazie ad un appoggio, mai visto nel paese, ad un coraggioso e personale appoggio a matrimoni tra persone dello stesso sesso.

In Salvador, il giovane leader, 37 anni, Nayib Bukele, ha sbaragliato tutti gli altri concorrenti tradizionali diventando presidente al primo turno.

Ultimo e non ultimo di questa nuova tendenza al voto sicuramente Juan Guidò in Venezuela.

 

Per il momento un presidente ad interim ma appena Maduro lascerà le concorrenti del nuovo leader, come Maria Corina Machado,Henrique Capriles e Leopoldo Lopez non potranno quasi sicuramente reggere il passo del nuovo coraggioso leader in elezioni libere e democratiche.

 

Le generazioni di vecchi politici stanno ormai chiudendo e i nuovi leader sono prepotentemente alla ribalta.