Esteri

Mosca si prepara all'attacco nucleare. E manda un messaggio all'Occidente

di Andrea Muratore

Il test balistico voluto da Putin in uno scenario in cui sono venuti meno tutti i grandi trattati sull'uso del nucleare: il ritorno alla legge del più forte

Mosca si prepara all'attacco nucleare. E manda un messaggio all'Occidente

La Russia testa la sua dottrina strategica per l’impiego di armi nucleari e pone il mondo di fronte a un dubbio: l’ipotesi di un conflitto atomico che coinvolga Mosca e l’Occidente è una possibilità? Su ordine del presidente Vladimir Putin, il ministro della Difesa Andrei Belousov ha coordinato nella giornata del 29 ottobre un’esercitazione che ha visto Mosca provare l’operatività dell’intera triade nucleare in risposto all’ipotesi di un massiccio attacco nucleare di tipo strategico da parte delle forze Nato.

Mosca testa il missile balistico intercontinentale Yars

In particolar modo, Mosca ha pubblicato un video in cui si vede un’unità delle forze nucleari testare un missile balistico intercontinentale Yars montato su lanciatore terrestre e lanciato senza testata atomica. Una dimostrazione di prontezza operativa che si somma alla chiarezza del messaggio: la triade nucleare si basa su filosofie tra loro complementari. I missili lanciati via terra rappresentano sia l’assicurazione di una pronta risposta a un primo colpo avversario sia i garanti delle più dure possibilità di attaccare con testate ad alto potenziale. Certo, i vettori basati a terra sono un possibile target per offensive nemiche ma rappresentano anche il più palese avvertimento sulla capacità di deterrenza, perno attorno cui costruire la capacità di “risposta flessibile” che la componente aerea e quella, la più strategica, fondata sui missili lanciati dai sottomarini garantiscono.

Il messaggio di Mosca all'Occidente

La Russia sta mandando un messaggio circa la preparazione delle sue forze atomiche, ma questo non vuol dire che si deve temere un’escalation. Con la guerra in Ucraina che prosegue come conflitto di logoramento in cui Mosca guadagna lentamente terreno e l’Occidente che latita sulla possibilità di concedere all’Ucraina via libera a colpire in profondità il suolo russo, Mosca alza la posta per ragioni psicologiche e politiche. Mostra la volontà di combattere fino in fondo, parla alle opinioni pubbliche occidentali che spesso temono le dimostrazioni di forza del Cremlino.

Soprattutto, ci racconta il mondo nuovo in cui viviamo. Mondo in cui i rapporti di forza contano come mai dalla fine della Guerra Fredda e l’atomica diventa l’unità di misura della capacità di combattere un conflitto potenzialmente devastante. Un mondo, soprattutto, senza più i grandi trattati che regolavano la competizione tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Nell’ultimo ventennio sono caduti i trattati Anti Missili Balistici (Abm), firmato nel 1972 da Richard Nixon e Leonid Breznev per contenere la costruzione di dispositivi antimissili e mantenere la parità strategica e stracciato nel 2002 da George W. Bush, quello sulle forze nucleari a medio raggio (Inf) concluso da Ronald Reagan e Mikhail Gorbacev nel 1987 e ripudiato nel 2019 da Donald Trump, e lo New Start sulla riduzione delle armi strategiche sospeso da Vladimir Putin nel 2023, e che difficilmente sarà rinnovato prima della scadenza nel 2026.

L'atomica e il ritorno della legge del più forte

Sono questi problemi a creare veramente le condizioni per un sistema globale caotico competitivo e brutale, come dimostrato dall’esplosione di conflitti in tutte le periferie geopolitiche del pianeta e dal perdurare delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente che destabilizzano l’ordine globale. Oggi assistiamo a un ritorno della legge del più forte alimentato dalla corsa muscolare a rafforzare l’armamento nucleare e a paventarne l’uso. Un tempo l’atomica garantiva deterrenza, parità strategica e stabilità. Oggi, lo dimostrano i test russi, si vuole mostrare di essere capaci di rompere queste parità a proprio favore. Facendo venire meno il ruolo degli arsenali strategici e creando, sul lungo periodo, effetti destabilizzanti.