Esteri
Olimpiadi, i medici giapponesi: stop ai Giochi. Patrimonio genetico a rischio
Scarsa penetrazione dei vaccini. Tokyo ha chiesto studi ad hoc
Come mai 60 mila medici giapponesi hanno firmato una richiesta ufficiale di cancellare le Olimpiadi proprio ora che i vaccini sembrano avere effetto e che i casi gravi o mortali si stanno riducendo drasticamente? Per capire meglio la necessità della comunità scientifica nipponica bisogna partire da un dato per certi versi sorprendenti: al 18 maggio 2021 solo l’1,7% della popolazione giapponese aveva ricevuto entrambe le dosi di vaccino.
Un dato inferiore di tre punti percentuali alla media mondiale e soprattutto spaventosamente lontano dall’Italia (che a ieri aveva inoculato in via definitiva il 15% dei cittadini) o dagli Stati Uniti che hanno il 38% di copertura vaccinale totale.
Ma attenzione, alla base della scarsissima penetrazione dei farmaci anti-Covid nella popolazione giapponese non c’è un immotivato scetticismo nei confronti dei vaccini o una difficoltà a racimolare le scorte: c’è il patrimonio genetico totalmente diverso da quello di qualsiasi altro popolo sul pianeta che costringe gli scienziati a supplementi d’indagine quando si tratta di somministrare qualsiasi farmaco.
A quanto riferisce ad Affaritaliani.it una voce autorevole che chiede di rimanere anonima, i giapponesi sono un popolo non geneticamente sovrapponibile a nessuno e richiedono sempre studi ad hoc prima di completare l’iter approvativo. Tanto che i cinesi, che dal punto di vista meramente esteriore sono più vicini ai giapponesi che non ai caucasici, sono assimilabili a questi ultimi per quanto concerne il patrimonio genetico, mentre i nipponici sono lontanissimi. Un problema che si vede non soltanto con il vaccino anti-Covid ma anche, per esempio, con i farmaci tumorali.
I nipponici, infatti, mancano di diversi enzimi. Tanto che non è soltanto un luogo comune dire che i giapponesi si ubriacano con pochissimo alcol, ma è effetto della carenza di alcol deidrogenasi, l’enzima che ha come ruolo metabolico quello di catabolizzare alcol rendendolo sostanzialmente inoffensivo per l’organismo.
A quanto ci risulta, i giapponesi hanno chiesto di fare studi ad hoc sui farmaci anti-Covid pur avendo già prenotato milioni di dosi. Studi che però sono partiti molto in ritardo, con la prima inoculazione iniziata dopo la metà di febbraio. Per intenderci, l’Italia ha iniziato il 27 dicembre, gli Usa una settimana prima.
(Segue...)