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Esteri
Pirati all’arrembaggio Birgitta Jonsdottir alla scalata dell’Islanda

Di Giuseppe Vatinno

Domani sera ci saranno le elezioni politiche in Islanda e Birgitta Jonsdottir (49) leader del Partito Pirata è accreditata come vincitrice con oltre il 20% dei voti previsione che -se mantenuta- le permetterebbe di essere una valida candidata a guidare l’Isola del nord.

Birgitta, dai capelli clamorosamente scuri in una terra di biondi, è una poetessa ed ex attivista di WikiLeaks ed ha nella Rete la sua Bibbia. I Pirati islandesi nel 2013 raccolsero alle urne il 5% (con tre seggi ottenuti) dei consensi e il suo target elettorale è mirato soprattutto sui “giovani” sotto i 40 anni.

I Pirati non sono una novità politica; il primo partito nazionale, quello svedese, nacque nel 2006 e poi è stata creata una organizzazione internazionale con i delegati dei diversi Paesi membri, tra cui il Partito Pirata Europeo, fondato nel 2013.

I temi sono quelli di una sorta di populismo tecnologico che ha come valori fondanti quelli della lotta alla corruzione ed un forte richiamo alla trasparenza utilizzando strumenti informatici avanzati; il tutto si riassume nel concetto di “democrazia liquida” che si declina in una accentuata forma di democrazia diretta che vede la Rete il punto di azione privilegiato per il Partito/Movimento.

I Pirati sono per una completa libertà di informazione ed hanno in Edward Snowden l-’ex agente della Cia attualmente in Russia con un permesso di soggiorno- il loro nume tutelare e la Jonsdottir ha già detto che se vincerà le elezioni gli offrirà la cittadinanza onoraria. Le grandi manovre a Reykjavik sono dunque in pieno svolgimento: l’altra sera si è raggiunto un primo accordo post elettorale tra il Partito Pirata Islandese e i principali tre partiti di opposizione a testimonianza che i giochi sembrano ormai fatti.

E in Italia? Già nel 2013 ci fu l’esordio abbastanza travagliato del Partito Pirata italiano con un tentativo di costruire un’alleanza elettorale con Italia dei Valori; lo stesso Di Pietro e chi scrive tentarono di giungere ad un accordo elettorale alcuni dirigenti del movimento come Daniele Monteleone e Carlo Brancati che poi svanì dopo la discesa in campo con IdV di Antonio Ingroia: http://www.repubblica.it/politica/2012/12/07/news/di_pietro_e_il_partito_pirata_italiano_prove_di_intesa-8291966/ 

Ingroia chiuse subito al possibile accordo perché evidentemente non lo considerava utile elettoralmente ed era ancorato ancora ad una politica partitica che fu clamorosamente sconfitta alle elezioni segnando la fine del suo velleitario progetto. Anche per il Partito Pirata non ci fu consenso a causa della competizione con i Cinque Stelle sulle stesse iniziative. I temi del Partito Pirata Italiano (che ancora esiste) erano quelli della democrazia diretta attuata mediante una piattaforma informatica denominata “LiquidFeedback” che fu utilizzata anche in un programma di Michele Santoro in via sperimentale.

La piattaforma proposta da Brancati -allora collaboratore di Santoro- era identica a quella attuale del Movimento Cinque Stelle, “Rousseau”, che quindi non può neppure rivendicarne la primogenitura e prevedeva che tutte le decisioni fossero prese via Rete. I rapporti tra il Partito Pirata Italiano (PPI) e il M5S (oltre che con IdV) furono, dopo un iniziale interessamento, molto contrastati per l’eccessivo livello polemico e le contraddizioni insite nei movimenti in formazione.

Il Partito Pirata Italiano era allora un coacervo di spinte contrastanti sia di destra che di sinistra che ricalca del resto la tipica struttura dei partiti populisti, come la Lega Nord, IdV e il M5S di Grillo. La componente di destra del PPI era guidata dal palermitano Francesco Vicari, fratello dell’attuale sottosegretario alla Infrastrutture Simona Vicari -senatrice ora in quota NCD ed allora in Forza Italia-che iniziò con Beppe Grillo per poi distaccarsene successivamente proprio a causa della non gradita (per i Cinque Stelle) parentela: http://daily.wired.it/news/internet/2012/09/12/movimento-revolution-ex-grillini-parlamento-183432.html

Vicari cercava di dare un contenuto di “destra” al PPI che fu fermamente contrastato dalle aree movimentiste di “sinistra”, vicine ai centri sociali e questo portò inevitabilmente ad una nuova sua rottura con il Partito Pirata, dopo quella con i Cinque Stelle ed un tentativo di un suo avvicinamento a Forza Italia pur rimanendo forti le componenti sociali ed antisistema. La presenza attiva di Vicari e delle sue idee politiche testimoniano ancora una volta la presenza di una chiara componente di destra anche nel M5S come del resto sottolineato dalla sua collocazione politica in Europa nel gruppo guidato da Nigel Farage componente che era presente anche in Italia dei Valori, soprattutto nella fase iniziale. Non a caso anche Pino Rauti era interessato, ai tempi di Mani Pulite e dopo, ad Antonio Di Pietro: http://archivio.agi.it/articolo/85dec213e32eb1e784e4d478829ec030_19961116_di-pietro-rauti-riferimento-al-di-sopra-delle-parti/

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islanda piratiislanda birgitta jonsdottir





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