Esteri
Polonia, un milione di mine antiuomo lungo i confini: "Dobbiamo difenderci dal nemico"
I paesi baltici escono dalla Convenzione di Ottawa e si armano fino ai denti

Polonia pronta alla guerra: mine antiuomo al confine e miliardi di investimenti in armi
Con l'arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump gli equilibri del mondo rischiano di cambiare profondamente, il disimpegno militare annunciato dagli Stati Uniti in Europa sta avendo già la prime conseguenze. Molti Paesi europei temono l'avanzata di Putin, non solo in Ucraina. La decisione presa dai paesi baltici e anche dalla Polonia, in questo senso ha del clamoroso. Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno deciso di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa, si tratta - riporta Il Messaggero - del trattato firmato da 160 stati che impediva la produzione, vendita e uso delle mine antiuomo, universalmente considerate un grave pericolo per i civili. Una decisione a cui la Polonia intende ora dare concretamente seguito.
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Wladyslaw Kosiniak-Kamysz, ministro della difesa polacca, ha avuto recentemente modo di commentare la scelta del ritiro da Ottawa, argomentando in una conferenza stampa i motivi che hanno spinto il governo verso questa direzione. "La Polonia e i nostri vicini non possono essere limitati da convenzioni che possano compromettere la nostra deterrenza o politica di difesa", ha detto Kosiniak-Kamysz. È da tempo infatti che la Polonia di Donald Tusk si sta preparando a eventuali scenari di guerra, mettendo a punto l'introduzione di una leva obbligatoria e rimodulando il proprio Pil verso le spese militari: il paese arriverà infatti a spenderne quest'anno il 4.7%.
Restano comunque importanti i problemi di produzione delle mine antiuomo. Come ha sottolineato lo stesso ministro, infatti, ci vorranno mesi per definire l'uscita dal trattato, e anni per reintegrare gli stessi strumenti nella produzione militare del paese, reindirizzando le risorse che prima erano impiegate altrove. Tuttavia, a contribuire alla produzione delle mine saranno sia aziende private che statali: quest'ultime, secondo le stime del governo, avrebbero come obiettivo la produzione fino a un milione di unità, da posizionare sul fronte est in previsione di un eventuale attacco da parte della Federazione russa.