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Russia, imprese al collasso: Gazprom giù del 36%. Guerra e sanzioni, il crollo

di Redazione Esteri

Ma Putin insiste: "Il Paese cresce". E il ministro Lavrov annuncia: "I 500 anni di dominio dell’Occidente sul mondo stanno finendo"

Russia, la propaganda di Putin e la crisi delle industrie. Il mondo reale e i numeri

Putin vuole farsi rieleggere e racconta una Russia che non c'è. Lui parla di "Paese in crescita" e il ministro degli Esteri Lavrov gli fa eco: "Il dominio dell'Occidente sta per finire". Ma la realtà, dopo due anni di guerra e sanzioni, è ben diversa rispetto a come la descrivono le autorità di Mosca. In questo sfoggio di sicurezza neoimperiale, con il quale la propaganda putiniana si sta avviando alla campagna elettorale di primavera, tra la miriade di dati statistici di fine anno, - si legge su La Stampa - si nascondono però alcune notizie come quelle riportare dal giornale russo Izvestia, che si basa su un rapporto della agenzia delle entrate russa: i ricavi delle grandi società russe nei primi sei mesi del 2023 si sono ridotti quasi della metà, da 694 a 342 trilioni di rubli.

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La Banca centrale russa contestualmente nota la riduzione dei ricavi dei maggiori esportatori russi del 41%. Izvestia - prosegue La Stampa - ha approfondito la situazione con i dati società per società nei primi nove mesi dell’anno: il gigante del metano Gazprom è collassato del 36%, la major petrolifera statale Rosneft si è accontentata del meno 8%, Lukoil del 12%, la società elettrica Inter RAO del 43%, il gigante dei fertilizzanti Akron è a meno 34%. Izvestia è un quotidiano allineato al regime, e gli esperti che sono stati interrogati sul fenomeno usano spiegazioni arrotondate come "congiuntura internazionale", "riduzione dei prezzi sull’energia", "interruzione delle catene logistiche", "ristrutturazione dei processi produttivi" e "riduzione del potere d’acquisto".