Esteri

Serbia, referendum sul premier Vucic. Russia e Cina incombono sui Balcani

Due terzi degli elettori vogliono un’alleanza con Mosca e Pechino

Elezioni in Serbia col premier Vucic sempre più vicino alla Russia

Domenica 17 dicembre, per la quarta volta in tempi recenti, i serbi andranno alle urne per le elezioni legislative anticipate. Il voto mette a confronto l’onnipresente partito del presidente uscente Aleksandar Vucic - il Partito progressista serbo (SNS) - e una coalizione di opposizione pro-Ue, capitanata dal Partito della libertà e della giustizia dell’ex sindaco di Belgrado, Dragan Djilas. Secondo la Stampa, nonostante le trattative per un ingresso in Europa, due terzi degli elettori vorrebbero un'alleanza con Russia e Cina.

Oltre ai 250 deputati dell’Assemblea popolare di Serbia, verranno eletti il parlamento della provincia autonoma di Vojvodina e i sindaci di 60 città che hanno rassegnato le dimissioni in segno di protesta per l'ennesima votazione. Le elezioni, che si sono trasformate in un voto di fiducia nella persona di Vucic – in carica dal 2012 – giungono al termine di una campagna di 45 giorni caratterizzata da scambi di insulti e accuse. E’ stata segnata anche dalla mobilitazione di attivisti secondo cui la democrazia serba è in pericolo.    

La candidatura più in vista è quella della coalizione di governo guidata dal Partito progressista serbo del presidente Vucic, anche se non è personalmente candidato. Nel Parlamento uscente aveva una larga maggioranza di oltre 150 deputati, assieme al Partito della minoranza ungherese. Questa coalizione governa il Paese dal 2012, quando Vucic, dopo essersi separato dal Partito radicale nazionalista, guidò alla vittoria l’allora nuovo Partito Progressista. Lo stile di governo del presidente serbo, che concentra tutti i poteri del Paese nel suo ufficio, lo ha spesso portato a essere descritto come un autocrate populista. In effetti, sia il Parlamento europeo che la Commissione europea hanno affrontato le gravi carenze della democrazia serba nei loro rapporti annuali sui progressi del Paese nel cammino verso l'adesione all'Ue. 

La maggior parte delle denunce riguarda lo stato di diritto e la libertà di stampa. Per giunta Vucic viene spesso paragonato al primo ministro ungherese Viktor Orban, con il quale intrattiene un rapporto molto amichevole.     

Recentemente, ha ricevuto critiche dalle capitali europee e dagli Stati Uniti per essersi rifiutato di aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia e per aver dichiarato la sua intenzione di mantenere buoni rapporti con Mosca, condannando al contempo il suo attacco all’Ucraina. Di fronte l’opposizione è divisa in due campi. La prima è la cosiddetta opposizione europeista, guidata dal Partito Libertà e Giustizia dell’ex sindaco di Belgrado, Djilas. Questo blocco riunisce i partiti verdi e di centrosinistra i cui programmi si concentrano sull'adesione della Serbia all'Unione europea.     

I loro tentativi decennali di inimicarsi Vucic hanno prodotto risultati contrastanti in quanto, secondo diversi analisti, non sono riusciti a elaborare un programma coerente o una controproposta convincente. Nel Parlamento uscente questo blocco contava su una quarantina di deputati. Il secondo blocco di opposizione è quello dei nazionalisti di destra che alla fine non sono giunti a un accordo, quindi si presentano agli elettori in due schieramenti distinti.     

Entrambi hanno tuttavia programmi simili: discorso tradizionalista, pro-famiglia, pro-vita, anti-aborto e anti-gay tipico dell’estrema destra, gran parte della loro agenda si concentra sul Kosovo, l’ex provincia serba che ha dichiarato l’indipendenza nel 2008 ma la Serbia si rifiuta di accettare. Finora i partiti di questo spettro politico contavano su una ventina di deputati in Parlamento.    

Motivo di preoccupazione in patria e all’estero è la facilità con cui in Serbia vengono indette elezioni anticipate nonostante una maggioranza stabile in Parlamento e l’assenza di crisi di governo. Le ultime elezioni si sono svolte nel 2022. Da quando l’Sns è al potere, è la settima volta che i serbi sono chiamati alle urne. L'Sns punta tutto sui risultati economici conseguiti in questi anni, sulle centinaia di chilometri di autostrade nuove, treni ad alta velocità, scuole e ospedali rinnovati e un afflusso costante di investimenti esteri, con un record di 4,4 mld nel 2022.

Il tasso di disoccupazione è del 9,1% mentre la crescita economica è rimasta stabile durante la pandemia di Covid e la guerra in Ucraina. Il governo vanta anche riserve record di valuta forte e oro nonché un piccolo deficit di bilancio del 3%, ma la nota dolente è l’inflazione superiore al 10%, la seconda più alta in Europa. L'opposizione si concentra invece sullo stato di diritto, sulla libertà dei media e sulla corruzione. Secondo gli ultimi sondaggi, l’ago della bilancia saranno gli elettori più giovani, in particolare quelli che domenica voteranno per la prima volta.