Esteri
Tra guerra in Israele e le pressioni su Taiwan, il pericolo numero uno è Putin
Putin gioca con più carte su più tavoli. In particolare, aspetta le elezioni in Occidente nella speranza che i nuovi governi indeboliscano il sostegno a Kyiv
Caos internazionale, il pericolo numero uno è Putin
È vero che nell’attuale pericoloso caos internazionale hanno un grande peso la guerra in Medio Oriente e l’apertura di un terzo possibile fronte con la Cina protagonista l’altro ieri di una esercitazione militare “punitiva” attorno a Taiwan.
Per l’Europa, specificatamente per l’Italia, Taiwan è lontana e non c’è la piena consapevolezza di cosa l’isola oggi rappresenti sul piano strategico internazionale, politico ed economico (Taiwan conta 23 milioni di abitanti, copre una superfice di 36.190 Km rispetto ai 25.711 Km della Sicilia, dista 150 Km dalla costa cinese), con la Cina che ha come primo obiettivo, per diventare potenza planetaria, il pieno controllo dell’Asia e l’accesso al Pacifico.
Al di là delle dichiarazioni propagandistiche del governo di Taiwan “Difenderemo la nostra democrazia”, senza gli USA la Cina ingoierebbe l’isola “in quattro e quattr’otto”. E al di là delle conseguenze politiche di una invasione, ci sarebbero gravissime ripercussioni economiche per l’Occidente, in particolare per l’Europa, dato che a Taiwan c’è il centro mondiale dell’industria dei semi conduttori (chip) senza i quali salterebbero le principali catene industriali internazionali con risvolti disastrosi per l’economia. Perché allora non dare un segnale alla Cina con pesanti sanzioni economiche? Perché la Cina, per errori strategici e miopia politica dell’Occidente, è oggi fondamentale nel mondo come fornitore di materie prime e anche come realizzatore di prodotti di massa.
Tuttavia, è l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il nodo centrale che può destabilizzare la situazione internazionale, fino a degenerare in un conflitto mondiale. Parliamo della Russia di Putin dove, anche al di là delle recenti elezioni farsa, sono state arrestate per dissidenza politica più persone che nel ventennio di Breznev, per non parlare dei tanti crimini. Dopo oltre due anni di guerra, con centinaia di migliaia di morti e di città distrutte, la notizia – di Reuters citando fonti russe - è quella di Putin pronto ad un cessate il fuoco sull’attuale linea del fronte che, comunque, vede l’Ucraina stretta dalle fauci dell’orso russo.
Putin gioca con più carte su più tavoli. In particolare, aspetta le elezioni in Occidente (Europee e soprattutto Usa) nella speranza che i nuovi governi indeboliscano il sostegno a Kyiv. L’obiettivo di Putin va ben oltre la conquista dell’Ucraina, considerata una tappa di un progetto di più vasta portata. Putin vuole riportare la Russia al rango di potenza mondiale militare, economica, politica, tornando al peso e ai confini dell’Unione Sovietica. Se l’Europa e la Nato continuano a indebolirsi, Putin e i suoi sodali, Cina compresa, ce la faranno.
Al di là delle promesse bla-bla, anche l’Europa, Italia in testa, procede a zig zag negli aiuti all’Ucraina, sempre più in evidente affanno militare, economico, sociale, morale. Oggi, la sostanza dell’analisi di molti in occidente è una sola: questa guerra non ci riguarda, siamo stanchi anche di spendere soldi, mai e poi mai siamo disponibili a subire perdite umane per aiutare gli ucraini aggrediti.
C’è, specificatamente in Italia, il trionfo dell’egocentrismo freudiano. C’è una incapacità di analisi generale, una debolezza politica, morale, sociale, militare. C’è, addirittura, chi vede in Putin il difensore dei valori tradizionali, deciso in tutto e per tutto nel supportare il patriarca Kirill che insiste nella sua crociata: “La guerra in Ucraina è una guerra santa perché Mosca difende la Santa Russia e il mondo dall’assalto del globalismo e dalla vittoria dell’Occidente “caduto nel satanismo”. Ecco.