Usa, i familiari delle vittime di Orlando fanno causa ai social network
I familiari di 3 delle 49 vittime dell'attentato dello scorso 12 giugno nel locale gay di Orlando hanno citato in giudizio Twitter, Facebook e Google
I familiari di 3 delle 49 vittime dell'attentato dello scorso 12 giugno nel locale gay di Orlando, in Florida, hanno citato in giudizio Twitter, Facebook e Google per aver fornito "supporto materiale" all'Isis contribuendo a radicalizzare l'attentatore, il 29enne Omar Mateen. Lo riporta Fox News precisando che il procedimento civile e' stato avviato in Michigan.
I familiari di Tevin Crosby, Javier Jorge-Reyes e Juan Ramon Guerrero sostengono che le piattaforme web dei tre social media hanno fornito all'Isis "account tramite i quali diffondere propaganda estremista, raccogliere fondi e fare nuovi reclutamenti". Senza Twitter, Facebook e Google (You Tube), "l'esplosiva crescita dell'Isis, divenuto negli ultimi anni il gruppo terroristico piu' temuto al mondo, non sarebbe stata possibile", si legge nella motivazione della denuncia, come riportato da Fox.
Secondo gli esperti, se questa causa senza precedenti avesse successo rivoluzionerebbe il mondo dei social media. Fino ad ora, osserva Fox News, i tribunali sono stati riluttanti a considerare i 'social' responsabili per i contenuti pubblicati.
"Il cuore" dell'azione legale si fonderebbe su una clausola del Communications Decency Act (Cda) del 1996 che fino ad oggi ha protetto i social media, rispetto alla responsabilita' per contenuti postati, ma che potrebbe essere impugnata per violazioni collegate alla possibilita', con complicati algoritmi, di pubblicare pubblicita' tarate sugli utenti e quindi, nel caso specifico, condividendo con l'Isis gli introiti pubblicitari, contribuendo a finanziarne l'attivita'.