Esteri
La vittoria di Trump nel voto popolare contro tutte le previsioni. Tranne una...
Nessuno pensava alla vigilia ad una supremazia nel voto popolare del Tycoon, tranne i bookamker
Perché Trump ha fatto un pezzo di "storia" della politica Usa
C’è un dato che spicca in maniera chiara e soprattutto sorprendente nella vittoria di Donald Trump: il successo nel voto complessivo popolare. Prima di oggi in 6 delle ultime 7 elezioni presidenziali americane, anche quando la presidenza era finita ai repubblicani, la maggioranza dei voti era stata a favore dei democratici. Lo sa benissimo lo stesso Trump che quando 8 anni fa vinse portò a casa quasi tre milioni di voti in meno di Hillary Clinton. Oggi tutto questo si ribalta.
La maggioranza degli americani ha dato il proprio voto ai repubblicani e questo sposta ogni tipo di analisi anche perché la superiorità non è di poche migliaia di voti ma di oltre cinque milioni. Il tutto poi in una elezione dall’affluenza molto alta con 80 milioni di americani che sono andati a votare in anticipo e lunghe file ai seggi fino alla serata di ieri per un totale di 136 milioni di elettori.
Le previsioni "errate"
Alla vigilia gli esperti avevano pronosticato ad esempio un voto femminile in massa per Kamala Harris, così non è stato. Si era anche parlato di un voto arabo tutto verso i dem, e anche questa lettura è stata smentita dai fatti come dimostra il dato del Michigan, Stato dove la rappresentanza musulmana è molto forte e che alla fine è andata al tycoon. Si era detto lo stesso dei giovani, e anche qui la superiorità prevista della Harris non si è vista. Per non parlare dell’effetto “Taylor Swift” che un mese fa veniva dato per decisivo sulle sorti finali del voto come gli endorsement del mondo della musica Usa e degli attori di Hollywood. Tutto inutile.
Non sappiamo le ragioni di questo cambiamento delle cose, non sappiamo il perché gli esperti abbiano sbagliato (e non è la prima volta) le loro previsioni; certo però le prime analisi della sconfitta della Harris ricalcano molto quelle fatte 8 anni fa, all’epoca del primo successo di Trump, un po’ come se oggi come allora si fosse perso il “polso” del paese e della situazione. In tutto questo fa specie oggi rileggere uno dei dati circolanti della vigilia del voto.
Mentre i sondaggisti e gli analisti di tutto il mondo davano un testa-a-testa gli scommettitori, i “bookmaker” davano con le loro quote una vittoria certa di Trump. Avevano ragione loro…